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Comunicati stampa 2019

Comunicati Stampa

Spazio. Dopo gli accordi con l’Ente Spaziale Europeo, ESA e le opportunità offerte dal Digilab

Politecnico, il 2019 si chiude all’insegna della ricerca scientifica dedicata al settore aerospaziale Inaugurata questa mattina la mostra fotografica “Space Girls, Space Women”. Un tributo del Poliba alle donne di tutto il mondo impegnate nel settore spaziale

Bari, 20 dicembre 2019 – “Space Girls, Space Women” non è solo il titolo di una apprezzabile mostra fotografica, bensì anche, un tributo, raccontato in 61 scatti (tra questi anche una studentessa del Poliba di ingegneria dei sistemi aerospaziali, Miriam Basile con il sogno di diventare astronauta), a tutte le donne di tutte le latitudini che hanno dedicato o dedicano attualmente la loro vita allo spazio e al progresso dell’uomo. 
La mostra (campus universitario, aperta sino a tutto gennaio 2020), organizzata dal Politecnico di Bari e inaugurata questa mattina dal Rettore, Francesco Cupertino, ha volutamente sottolineato l’esiguità numerica del contributo femminile. L’ho ha evidenziato anche la prof.ssa Amalia Ercoli-Finzi, prima donna italiana a laurearsi in ingegneria aeronautica (1962) e tra i massimi esperti internazionali nell'ambito dell'ingegneria aerospaziale. “L’italia – ha detto l’illustre ospite del Poliba – ha sempre meritato una posizione di rispetto a livello mondiale nel settore aerospaziale. Questo anche e grazie al contributo femminile, capace di risorse sorprendenti e complementari. Se nell’ambito della ricerca la componente maschile si esprime attraverso il pensiero che determina una sensazione, quello femminile, più complesso, utilizza il sentimento per arrivare alla intuizione – ha continuato la prof.ssa Amalia Ercoli-Finzi. Brillante infine, il racconto - nell’aula magna “Attilio Alto” - della sua avventura ed esperienza scientifica nella missione europea con la sonda Rosetta sulla cometa Churyumov-Gerasimenko.
La mostra ha voluto anche rimarcare tutto l’interesse che il Politecnico di Bari nutre per il settore aerospaziale. A cominciare dal corso di laurea interateneo in “Ingegneria dei Sistemi Aerospaziali” presente a Taranto. Nato nel 2015-16 oggi è condiviso con l’Università del Salento al pari della laurea magistrale in "Aerospace Engineering".
Ma le attenzioni del Poliba sono state rivolte, a conclusione del 2019 anche alla ricerca europea e alle future collaborazioni. Lo spazio, infatti, rappresenta un comparto di grande valenza economica mondiale in costante sviluppo. Si stima che esso muova un fatturato di circa 350 miliari di dollari (il 70% proviene dai servizi che provengono dallo spazio).  Quasi tutto ormai passa per lo spazio attraverso i suoi circa 1500 satelliti: difesa, telecomunicazioni, agricoltura, meteo, clima, gestione delle acque, trasporti, energia.
L’Italia, dopo Germania e Francia, è fortemente impegnata nel voler accrescere il proprio ruolo in Europa nel settore aerospaziale con importanti risorse economiche: 1,9 miliardi per il prossimo triennio. Ciò rappresenta un aumento (quasi doppio) dal 10 al 18% della propria quota di partecipazione alle attività dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), organizzazione intergovernativa, creata nel 1975, dedicata allo settore spaziale.    
Il Politecnico di Bari, è da tempo impegnato a rafforzare il suo contributo scientifico e di sostegno al settore aerospaziale e lo scorso 10 dicembre, a Roma, l'Agenzia Spaziale Europea, ESA, e il Politecnico di Bari hanno formalizzato un accordo di collaborazione per dare vita al secondo ESA Lab italiano (il primo è stato realizzato nel 2018 con l’Università Bocconi di Milano), denominato, “ESA_Lab@PoliBa". L'accordo è stato firmato dal Direttore Generale dell'ESA, Johann-Dietrich Woerner e dal Magnifico Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino.
“ESA_Lab@PoliBa", favorirà e sosterra la collaborazione tra ESA e Politecnico di Bari sui temi dell’aerospazio e della “new space economy”, la nuova economia dello spazio, in termini di ricerca, formazione, trasferimento tecnologico attraverso lo scambio di docenti, ricercatori, operatori del settore. Consentirà di accedere all'interno di un'ampia rete che vede il coinvolgimento di diverse università europee e imprese con l’obiettivo di sviluppare nuove tecnologie, modelli e pratiche condivise che possano essere applicate al settore spaziale. Infine, permetterà una più ampia partecipazione strategica di sostegno alla crescita del settore dell’aerospazio, a livello nazionale ed europeo, in linea con le direttrici e il potenziamento del budget complessivo messo a disposizione da ESA (14,4 miliardi di euro per i prossimi cinque anni). 
Prospettive di collaborazione e sviluppo che possono provenire anche dal Digilab 2019-2020 del Poliba, percorso creativo-imprenditoriale, riservato agli studenti, presentato lo scorso 16 dicembre nel corso del quale sono state illustrate le competenze e le attività proprio dell’Ente Spaziale Europeo, ESA.

Comunicato stampa.

Master II livello. “Pianificazione Territoriale e Ambientale”, XVI° edizione

Il longevo e consolidato Master del Poliba alla crescente domanda di formazione specialistica per il 2020

Bari, 18 dicembre 2019 – E’ unico in Puglia. E’ il più longevo Master di II livello del Poliba. Ha specializzato nelle consolidate ultime 15 edizioni più di cento professionisti, prevalentemente ingegneri e architetti, ma anche laureati in altre discipline. Rappresenta la risposta formativa specialistica del Politecnico di Bari alla crescente domanda di qualità ambientale, sicurezza del territorio, gestione sostenibile delle risorse. Ha consentito ai frequentanti l’inserimento in un settore in grande sviluppo. Con queste caratteristiche, si presenta il master in“Pianificazione Territoriale e Ambientale” (coordinatrice prof. Angela Barbanente). Di durata annuale, di secondo livello, il Master giunge quest’anno alla XVI° edizione. 
Con un suo progetto didattico-scientifico che mira a trasferire conoscenze e capacità consolidate, votate alla tutela e valorizzazione del territorio e dell’ambiente, esso risponde all’esigenza di formazione specifica nel campo della pianificazione territoriale e ambientale. Ciò, alla luce di una consistente espansione della domanda istituzionale di valutazioni ambientali registratasi negli ultimi anni, anche a seguito dei cambiamenti climatici in atto. La necessità di una professionalità specifica nel campo della pianificazione è sottolineata infatti, dal progressivo diffondersi a livello europeo di competenze sufficientemente standardizzate nel campo, che richiedono conoscenze e capacità tecniche sempre più avanzate.
Per rispondere a tali sfide sociali e organizzative e alle relative esigenze formative, il master in “Pianificazione Territoriale e Ambientale” offre un percorso formativo con approccio interdisciplinare e chiaro orientamento ambientale, comprendendo discipline quali: Biologia ambientale, Selvicoltura, Idraulica Ambientale e Territoriale, Economia Ambientale, Sistemi Organizzativi, Geomatica e Sistemi Informativi Territoriali.  
Il Master è finalizzato alla formazione di figure professionali dunque, che possano operare con elevate capacità tecniche e operative e propensione all'innovazione, nel campo della pianificazione e gestione territoriale per la tutela, valorizzazione e rigenerazione dell'ambiente, sia nel mondo delle libere professioni sia all'interno delle pubbliche amministrazioni.
Il percorso formativo è suddiviso in due semestri, per un totale di 12 unità didattiche e 60 Crediti Formativi Universitari complessivi (1500 ore). Ad esso possono partecipare i possessori di uno dei seguenti titoli: laurea specialistica conseguita ai sensi del D.M. 509/99; laurea magistrale conseguita ai sensi del D.M. 270/04; laurea conseguita secondo gli ordinamenti previgenti il D.M. 509/99; titolo rilasciato all’estero riconosciuto idoneo in base alla normativa vigente, dal Consiglio Scientifico del corso.
Gli ammessi saranno tenuti a seguire le attività di didattica frontali, di laboratorio, di studio guidato e di didattica interattiva, sostenendo tutti gli esami previsti dal percorso formativo. La frequenza delle varie attività è obbligatoria e non potrà essere inferiore all’ottanta per cento del totale delle ore previste. La verifica dell’apprendimento verrà effettuata attraverso prove in itinere e discussione di elaborati sviluppati dai candidati. L’esame finale consisterà nella discussione di una dissertazione scritta su una o più materie del percorso formativo. A conclusione del percorso formativo il Politecnico di Bari rilascerà il titolo di Master Universitario di secondo livello in "Pianificazione Territoriale e Ambientale".
Per agevolare la partecipazione dei professionisti, le lezioni del Master si terranno in due pomeriggi alla settimana, nei giorni concordati con i partecipanti e di solito evitando i rientri pomeridiani delle Pubbliche Amministrazioni.
La sede di svolgimento sarà il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica del Politecnico di Bari (Campus Universitario). 
Gli interessati hanno tempo per proporre la propria domanda di ammissione sino al prossimo 17 gennaio 2020

Sito di riferimento del bando: http://www.dicatech.poliba.it/index.php?id=369

Comunicato stampa 

Rigenerazione delle Aree produttive. La prima A.P.P.E.A. nella Regione Puglia

Presentazione del Piano e delle attività: venerdì, 13 dicembre, presso il Centro Tecnologico FabLab Poliba

Bari, 10 dicembre 2019 - Le aree produttive edificate nel corso degli ultimi decenni si configurano generalmente con caratteri di forte criticità ambientale, edilizia, urbanistica e paesaggistica.

Molto spesso, le caratteristiche comuni di queste aree artigianali e/o industriali sono: strutture edilizie prefabbricate di scarsa qualità estetica, impianti urbanistici semplificati; scarsa presenza di spazi pubblici, servizi, arredo urbano, percorsi ciclopedonali; ubicazioni improprie; consumo di suolo agricolo, degrado ambientale; scarsa attenzione al problema del risparmio e della produzione energetica, del ciclo delle acque e dei rifiuti.  
Il Piano Paesistico Territoriale Tematico della Regione Puglia (PPTR) affronta questo problema ponendosi l’obiettivo di ridurre queste criticità attraverso apposite linee guida per le aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzabili (APPEA).
In questa direzione si colloca la proposta di rigenerazione e ammodernamento della zona artigianale del Comune di Bitonto avanzata dall’Amministrazione comunale. Questa, redatta in accordo con le linee programmatiche del D.P.P. per il P.U.G. del Comune e con il P.P.T.R., si configura come possibile processo di miglioramento di tutta l’area attraverso: una gestione unitaria di infrastrutture e servizi; il miglioramento della qualità e dell’efficienza delle infrastrutture comuni; il controllo delle performance ambientali con riduzione degli impatti sul paesaggio; la definizione di un programma di progressiva riqualificazione e riconversione delle parti esistenti verso una gestione unitaria ed ecologicamente attrezzata dell’intera area.
La scelta di contribuire al cambiamento della zona artigianale di Bitonto prende le mosse dalla volontà di investire su un’area strategicamente ubicata e dall’alto potenziale di sviluppo nei campi dell’innovazione e della ricerca scientifica, che ha intrapreso un programma di riconversione unico, per il momento, nel panorama regionale, ossia la riconversione in Area Produttiva Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzata; un’area sulla quale il Politecnico è già presente con la cogestione e direzione scientifica del Centro Tecnologico per la Fabbricazione Digitale, FabLab POLIBA e sulla quale sta lavorando con un progetto di processo partecipativo risultato vincitore del bando regionale ‘PugliaPartecipa’ “Avviso di selezione delle proposte di processi partecipativi da ammettere a sostegno regionale nell’ambito del programma annuale della partecipazione della Regione Puglia per l’anno 2018”.
Il processo partecipativo, finanziato dalla Regione è stato avviato con la sottoscrizione di una Convenzione tra Politecnico di Bari e Regione Puglia il 14 giugno 2019.
Il progetto “La nuova A.P.P.E.A. Bitonto: partecipazione e gestione”, elaborato e proposto alla Regione Puglia dal Politecnico di Bari mira alla costituzione di un futuro Soggetto Gestore della rigeneranda area del Comune di Bitonto che, attraverso una programmazione definita e focalizzata su specifici obiettivi, possa agire nell’ottica di un miglioramento delle prestazioni ambientali generali dell’area.
La strategia mira ad ottenere come risultato il miglioramento della qualità urbana e della qualità della vita nell’ambito selezionato. Il cambiamento di scenario indotto dall’attuazione del progetto partecipativo porterà ad una maggiore consapevolezza per i soggetti, direttamente o indirettamente coinvolti, delle problematiche, criticità e potenzialità dell’area; ad un maggiore livello di partecipazione e progettazione condivisa fra gli stessi delle strategie più idonee al raggiungimento degli obiettivi prefissati; ad un miglioramento delle condizioni vitali dell’area, della sua competitività e della sua gestione, adeguatamente strutturata secondo una programmazione di operazioni facenti capo all’Ente Gestore dell’area.
Per queste ragioni, il prossimo 13 dicembre, ore 18.00, sarà presentata la proposta di piano di progettazione, riqualificazione e conversione in A.P.P.E.A. della zona artigianale del Comune di Bitonto, nella sua ultima versione approvata in Consiglio Comunale il 31 luglio scorso. 
La presentazione avrà luogo presso la sala convegni del Centro Tecnologico FabLab Poliba ( via delle Nazioni, Zona Artigianale) Bitonto.
Interverranno per i saluti istituzionali il dott. Michele Abbaticchio, Sindaco di Bitonto ed il Prof. Francesco Cupertino, Magnifico Rettore Politecnico di Bari. 
Relatori saranno il Prof. Nicola Parisi, docente Poliba e responsabile scientifico del progetto “La nuova A.P.P.E.A. Bitonto: partecipazione e gestione”, Maritè Cuonzo e Luca Savino, esperti in ambito di tecniche dei processi partecipativi e l’arch. Federica Florio che coordinerà i successivi tavoli di lavoro. 

Comunicato stampa.

Ingegneria Elettronica. A Roma, al Campidoglio, i premiati della migliore Italia 2019

Bari, 10 dicembre 2019 – Il Premio le “100 Eccellenze Italiane” racconta le storie di successo dei protagonisti della migliore Italia 2019. Tra le cento personalità selezionate e per categoria da una apposita giuria, figura il Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, professore Ordinario di Convertitori, Macchine e Azionamenti Elettrici, distintosi per il settore dell’Ingegneria Elettronica. Il riconoscimento proviene dalla proposta segnalata dall’Osservatorio delle Eccellenze Italiane della casa editrice RDE e designate dal Comitato di Redazione con la sovrintendenza di un Comitato d’Onore, (Presidente, Aldo Carosi, Vicepresidente Vicario della Corte Costituzionale). L’apposita cerimonia, organizzata dall’Associazione LIBER, si è tenuta lo scorso giovedì, 5 dicembre a Roma, nella rinomata Sala della Protomoteca del Campidoglio.  Gli organizzatori dell’iniziativa hanno voluto anche per il corrente anno premiare i 100 protagonisti e le istituzioni della migliore Italia, in virtù del prezioso contributo recato da ciascuno di essi alla crescita del nostro Paese.  I settori da cui provengono i cento protagonisti sono: ricerca, medicina, turismo, beni culturali, sport, agroalimentare, enogastronomia, fashion, ingegneria, design, arredamento, architettura, edilizia, meccanica, ingegneria, domotica, cantieristica navale, automobile, scultura, pittura, fotografia, filosofia, poesia, diritto, economia, finanza, servizi, ambiente, sociale, musica, cinema, teatro. L’evento, giunto alla quinta edizione, è stato Patrocinato da: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ministero dello Sviluppo Economico; Ministero dell’Interno; Ministero della Salute; Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali; Istituto Superiore di Sanità; Consiglio Nazionale delle Ricerche; Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici; Federazione Medici di Famiglia; Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici; FederManager; Confederazione Italiana Armatori; Federturismo Confindustria.

 

Comunicato stampa.

 

Fisica. Ben tre articoli sul numero della prestigiosa rivista scientifica “Nature”

L’inedita osservazione dello scorso 14 gennaio ha aperto una nuova era di studio sui raggi gamma e ha consentito la pubblicazione di tre articoli (evento molto raro) firmati da ricercatori e docenti del Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari

Bari, 27 novembre 2019 -  14 gennaio 2019. Sono le 20 e 57 minuti (21:57 in Italia) quando alla Pennsylvania State University il satellite Swift riversa un lampo gamma molto luminoso e ne fornisce le coordinate. L’evento viene soprannominato GRB 190114C (il numero indica la data della scoperta). Proviene della costellazione della Fornace, nel cielo australe. Quasi contemporaneamente, l’evento straordinario, viene segnalato dal satellite Fermi a due telescopi dell'osservatorio Major Atmosferico Gamma Imaging Cherenkov (MAGIC), situato a Las Palma, Isole Canarie, in Spagna. Nel giro di una manciata di secondi i pesanti telescopi riescono ad orientare le due parabole di 17 metri nella direzione indicata e a cogliere per la prima volta una straordinaria emissione di raggi gamma di altissima energia (le esplosioni di raggi γ o GRB - Gamma Ray Burst - possono rilasciare in un secondo la quantità di energia che il Sole produrrà durante la sua intera vita !). E’ l’inizio di una nuova era per lo studio dei raggi gamma.
Tali osservazioni hanno impegnato e impegnano tutt’oggi gli scienziati di tutto il mondo. Non si sottraggono i ricercatori e docenti del Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari che fanno capo all’Università di Bari “Aldo Moro”, al Politecnico di Bari e all’INFN e che hanno contribuito a pubblicare tre articoli sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” dello scorso 21 novembre (un quarto che sarà pubblicato su “Astrophysical Journal”).
Tra gli autori, il prof. Nicola Giglietto, responsabile per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), della collaborazione MAGIC e professore di Fisica Generale del Politecnico di Bari nel Dipartimento Interateneo di Fisica, spiega l’importanza di questa osservazione, che ha prodotto i tre articoli sul numero di “Nature”. “I Gamma Ray Burst (GRB) sono dei brevissimi lampi nel cielo, scoperti circa 50 anni fa. Si pensa che questa emissione, visibile come raggi X e gamma, sia connessa alla fine di stelle molto massicce o alla fusione di stelle di neutroni. 
Nel processo di collasso dell’oggetto iniziale, che darà luogo ad un buco nero, si ha una rapida emissione di “jet” di particelle di durata tipicamente intorno al minuto.
Dalle osservazioni da satellite degli ultimi decenni, abbiamo capito che questa emissione è seguita da una successiva emissione, prolungata e spesso visibile a energie più basse, la cui osservazione richiede il coordinamento del maggior numero possibile di telescopi. 
Tuttavia proprio questo coordinamento è complesso: i satelliti hanno poche decine di secondi per valutare se il segnale osservato è un possibile GRB, mandando quindi un segnale di allerta ai telescopi, i quali dalla Terra devono puntare verso le coordinate dell’oggetto sperando di avere anche buoni condizioni osservative (di notte, cielo sereno ecc.).

Gli articoli pubblicati la settimana scorsa su “Nature” mostrano le osservazioni di due GRB ad altissima energia
Il primo GRB è avvenuto il 19 gennaio 2019, ed è stato inizialmente “catturato” dai satelliti NASA Swift e Fermi, quest’ultimo costruito con il supporto dell’INFN. In questo GRB si è osservata per la prima volta un’emissione di altissima energia, migliaia di miliardi di volte più energetica della luce visibile, stabilendo quindi una nuova frontiera di osservazione di questi oggetti. 
L’osservazione complessiva, integrata dalle altre informazioni ricevute da una dozzina di telescopi in giro per il mondo, ha inoltre permesso di esaminare la luce nelle sue varie lunghezze d’onda e stabilire il meccanismo di interazione che è alla base dell’osservazione: questa interpretazione è riportata nel secondo articolo sullo stesso numero di Nature.
Un terzo articolo sempre sullo stesso numero di Nature presenta invece osservazioni di un differente lampo di raggi gamma, che entrambi i satelliti Fermi e Swift hanno precedentemente rivelato il 20 luglio 2018.
"Cosa ancor più notevole è il fatto che l'emissione è durata quasi un paio d'ore dall'inizio dell'osservazione" spiega la dott.ssa Elisabetta Bissaldi, ricercatrice del Politecnico di Bari e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Bari, autrice di questo e di altri articoli apparsi su “Nature”. "Catturare questa emissione così a lungo dopo la rilevazione del GRB è sia una sorpresa che un'importante nuova scoperta.”
Il prof. Nicola Giglietto così conclude: “Il nostro gruppo costituito da ricercatori del Politecnico di Bari, dell’Università di Bari e dell'INFN, opera da anni nel Dipartimento di Fisica nel contesto dei raggi cosmici e gamma ed è sempre intensamente coinvolto in questi team internazionali e attualmente opera alla nuova iniziativa che ha iniziato la costruzione della futura rete di telescopi denominato CTA, che aumenterà ulteriormente le nostre capacità osservative”. 

Comunicato stampa.

La propostaLa filosofia guida: prima di tutto, rispetto dell’identità e della memoria storica 

Gli studenti di architettura del Laboratorio di Restauro Architettonico dopo un anno di lavoro e di ricerche immaginano per la Città Bianca una Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei manufatti Lapidei

Bari, 21 novembre 2019 – E’ nato, con il favore degli aragonesi, nella seconda metà del 1400. Ha assistito alle sorti del Viceregno di Spagna nell’Italia meridionale e dei Borboni; alla ascesa inarrestabile di Napoleone e alle decisioni sulla sua sorte del fratello Giuseppe Bonaparte e del successore Gioacchino Murat; la restaurazione, Garibaldi e l’Unità di d’Italia, le due guerre mondiali. Ha ospitato religiosi e pellegrini da e per la Terra Santa; ha cambiato pelle nella seconda metà dell’ottocento in qualità di orfanotrofio femminile; ha ospitato le truppe di passaggio nell’ultimo conflitto; ha costituito un riferimento per le genti del luogo per generazioni; vive, oggi purtroppo, nel silenzio e nell’abbandono da trent’anni, in attesa di un futuro all’altezza della sua nobile decaduta storia. E’ il complesso monumentale dell’ex convento dei padri carmelitani e della chiesa attigua di Maria Santissima del Monte Carmelo di Ostuni.
Questa storia che non è passata inosservata a quattro studentesse del Politecnico di Bari, allieve del quarto anno di architettura, che nell’ambito del Laboratorio annuale di Restauro architettonico 2018-2019, quest’anno dedicato alle architetture degli ordini mendicanti di Puglia, hanno affrontato il caso emblematico di Ostuni.
Come si ricorderà, Ostuni ha avuto storicamente particolare importanza per l’ordine mendicante dei carmelitani in Puglia. Esso si inserisce, storicamente, in quel circuito di presidio presente a Brindisi, Barletta, Lecce, Trani, Bitonto, Morciano di Leuca.  
Lo studio sul complesso conventuale condotto dagli studenti: Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro (Acquaviva delle Fonti), Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), guidate dalla tutor arch. Maria Antonietta Catella con la supervisione della prof. Rossella de Cadilhac, docente di restauro architettonico presso il dICAR del Politecnico di Bari, rispettoso delle conoscenze acquisite attraverso la consultazione di documenti presente negli archivi di Stato di Brindisi, Bari, Biblioteca Sagariga Visconti di Bari, archivio Diocesano di Brindisi-Ostuni, Curia arcivescovile di Brinsidi-Ostuni, Fototeca della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, è approdato ad un progetto di massima condiviso. Questo, illustrato ieri pomeriggio, 20 novembre, ad Ostuni, presso la sede della chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo, ha messo in evidenza la qualità descrittiva della ricerca, nutrita dal rilievo, dal rilievo stratigrafico degli elevati, dalla loro condizione di fatto, anche attraverso le immagini presentate. 
L’analisi delle diverse forme di degrado: da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico ed organico tra la chiesa e il complesso conventuale.
Sulla base di una analisi della storia del contesto attuale e delle risorse le studentesse hanno individuato, seguendo la filosofia-guida del rispetto dell’identità e della memoria del monumento, del minimo intervento, un riuso compatibile con una nuova destinazione d’uso e hanno proposto l’idea di creazione di una “Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei Materiali Lapidei” legata alla tradizione delle costruzioni a secco e dei materiali lapidei di quell’area geografica. 
Particolare interesse ha suscitato il copioso lavoro racchiuso in tre volumi, arricchito da numerose tavole esposte nel contesto ecclesiale. Numeroso e interessato si è dimostrato il pubblico: dal sindaco della Città, Guglielmo Cavallo, accompagnato da due assessori, che ha assicurato tutto l’interesse personale a conoscere meglio il progetto poliba, assicurando un approfondimento del caso al Priore della Confraternita del Carmelo, Domenico Palmieri.

Comunicato stampa. 

Architettura & restauro. Ha segnato la vita della Città Bianca da cinquecento anni

Il lavoro certosino di ricerca di quattro studentesse del Politecnico di Bari per il restauro e recupero del complesso monumentale conventuale sarà presentato mercoledì, 20 novembre, ore 17.00, in una apposita conferenza ad Ostuni

Bari, 18 novembre 2019 – Il convento dei Padri Carmelitani, dedicato a Santa Maria della Misericordia e la chiesa attigua di Maria Santissima del Monte Carmelo di Ostuni hanno raccontato per oltre cinquecento anni la storia, le vicende, la fede di quella comunità. E non solo.
Ostuni, Città Bianca per la sua architettura tinta di latte di calce viva che si inerpica alla collina vive la luce della celebrità e della mondanità internazionale. Da tempo però, ormai troppo, nel suo cono d’ombra, fatto di silenzio e abbandono, l’ex complesso conventuale dei Padri Carmelitani, attende di conoscere il suo destino.
Costruito nella seconda metà del 1400, sotto il dominio degli aragonesi, in località “il fosso”, a ridosso delle mura urbane che cingevano il centro antico e adiacente alla primitiva chiesa “vecchia” divenuta poi, Maria Santissima del Monte Carmelo, il complesso conventuale ha costituito per secoli un punto di riferimento degli ordini mendicanti della città e della provincia carmelitana.
Originariamente concepito come un unico organismo architettonico, con l’avventura napoleonica e le leggi sulla eversione della feudalità (1806-1808) il complesso conventuale è stato suddiviso in due distinte proprietà con l’assegnazione della chiesa alla Curia Arcivescovile Brindisi-Ostuni e del convento al Comune di Ostuni. 
Mentre la Chiesa attualmente continua a svolgere la sua antica funzione, il convento divenuto inaccessibile, è stato abbandonato nel corso degli anni e verte in un avanzato stato di incuria, causato da una mancanza azione manutentiva.
Uno studio sul complesso conventuale condotto nel Politecnico di Bari, dagli studenti: Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro (Acquaviva delle Fonti), Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), allieve del corso di Laurea in Architettura nell'ambito del Laboratorio annuale 2018-2019 di Restauro, ha consentito una nuova visione del monumento e propone una nuova idea di progetto di restauro per un suo uso pubblico. 
L’iter conoscitivo affrontato dalle studentesse guidate dalla tutor arch. Maria Antonietta Catella con la supervisione della prof. Rossella de Cadilhac, docente di restauro architettonico presso il dICAR del Politecnico di Bari è stato condotto secondo la migliore tradizione degli studi della Storia dell’architettura e del Restauro basandolo sul riscontro dei dati provenienti dall’indagine diretta condotta attraverso il rilievo, lo studio stratigrafico degli elevati, la ricerca d’archivio, fino alla formulazione di ipotesi attendibili sulle principali fasi costruttive che hanno permesso di orientare le scelte di progetto. 
L’analisi delle forme diverse forme di degrado, da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico ed organico tra la chiesa e il complesso conventuale.
Eppure, nel 2013, il Comune di Ostuni affidò ad una società privata di Bari i lavori di restauro, risanamento conservativo e successiva gestione ma d’allora nulla è cambiato. 
Il lavoro di ricerca e l’idea di un nuovo progetto di restauro sarà presentato ad Ostuni in occasione della conferenza, "Il quadro delle conoscenze per un consapevole progetto di restauro"mercoledì, 20 novembre, ore 17.00, presso la chiesa di Santa Maria del Carmelo, (Largo Maria Santissima del Carmine).

All’incontro parteciperanno per il saluto: 
il Priore, Domenico Palmieri
il Sindaco di Ostuni, avv. Guglielmo Cavallo
il Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura (DICAR) del Politecnico di Bari, prof. arch. Giorgio Rocco;

Presentano
la prof. arch. Rossella de Cadilhac
la tutor, arch. Maria Antonietta Catella;

Intervengono le autrici della ricerca
Roberta Lamorgese
Antonella Magistro
Angela Pepe
Francesca Strippoli.

Comunicato stampa.

 

Oggi e domaniLa comunità scientifica dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Bari

Bari, 8 novembre 2019 – Nella gremita aula magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari, ha avuto inizio nel primo pomeriggio di quest’oggi (ore 14.30) la prima delle due giornate dedicate al Piano Triennale 2020-2022 dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).
Lo stato attuale della ricerca e la prospettiva delle attività dell’Istituto saranno al centro delle attenzioni dell’intera comunità scientifica nella due giorni barese. Si parlerà di ricerca in fisica fondamentale (fisica delle alte energie), sviluppi in settori strategici, con particolare rilievo al calcolo scientifico ad alte prestazioni.  Gli interventi in programma, saranno declinati a tre parole chiave: “Futuro, strategia e visione”.
L’evento, che non ha precedenti a Bari, ha registrato la partecipazione di circa trecento ricercatori, docenti, studiosi provenienti da tutta Italia.
La cerimonia d’apertura ha visto la partecipazione e l’intervento del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia e del neo Presidente dell'INFN, Antonio Zoccoli, entrato in carica lo scorso luglio, del Presidente dell’INFN sezione di Bari, Mauro de Donna e del Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino. In rappresentanza della Città di Bari, è intervenuto il Vice sindaco, Eugenio Di Sciascio.
L’INFN in breve. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), istituito nel 1951, è l’ente pubblico nazionale di ricerca, dedicato allo studio dei costituenti fondamentali della materia e delle leggi che li governano. Conduce attività di ricerca di base nel campo dei costituenti fondamentali della materia e delle interazioni che ne regolano il comportamento. 
È stato protagonista di scoperte storiche, come quella del bosone di Higgs e delle onde gravitazionali, che sono state premiate con il Nobel per la fisica nel 2013 e nel 2017. 
In Puglia, l’INFN è presente con le sezioni di Bari e Lecce, che collaborano a stretto contatto con le Università di Bari, il Politecnico di Bari, l’Università del Salento, con le strutture INFN presenti su tutto il territorio nazionale, ma anche con prestigiosi laboratori e centri di ricerca esteri, come il CERN di Ginevra.

Comunicato stampa.

Piano Triennale INFN 2020-2022. Da domani, 8 novembre, al Politecnico di Bari

Bari, 7 novembre 2019 – Da domani, venerdì, 8 novembre e sino a sabato 9 si riunirà a Bari, presso il Politecnico di Bari, la comunità dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per discutere lo stato attuale e la prospettiva delle attività dell’Istituto: dalla ricerca in fisica fondamentale (fisica delle alte energie) agli sviluppi in settori strategici quali quello del calcolo scientifico ad alte prestazioni.  
L’evento, che non ha precedenti a Bari, è dedicato alle Giornate di Studio sul Piano Triennale INFN 2020-2022. 
“Questa iniziativa ha una lunga tradizione all’interno dell’ente e rappresenta un importante momento di proposta, confronto e analisi della politica scientifica dell’INFN”, racconta Mauro de Palma, direttore della Sezione INFN di Bari. “La discussione non potrà prescindere da considerazioni sulle direzioni di sviluppo a livello internazionale, ambito in cui l’INFN occupa tradizionalmente un ruolo di grande rilievo”, conclude de Palma. 
L'appuntamento di quest'anno a Bari ha un significato speciale perché si colloca all'inizio della nuova Presidenza dell'Istituto, il Presidente, Antonio Zoccoli è entrato in carica lo scorso luglio, e gli interventi in programma saranno declinati partendo da tre parole chiave: “Futuro, strategia e visione”.
L’evento è organizzato dalla Sezione di Bari dell’INFN e si svolgerà dalle ore 14:00 di venerdì, 8 alle 14:00 di sabato 9 novembre, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari (Campus Universitario “Ernesto Quagliarello”, via Orabona, 4).
Nella giornata inaugurale sono previsti, tra gli altri, l’intervento del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. L’autorevole presenza istituzionale offrirà un’importante occasione per raccordare il dibattito del convegno con tematiche cruciali quali lo sviluppo del mezzogiorno e le sinergie con la ricerca scientifica e tecnologica di punta nel nostro territorio.

L’INFN in breve.
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), istituito nel 1951, è l’ente pubblico nazionale di ricerca, dedicato allo studio dei costituenti fondamentali della materia e delle leggi che li governano. Conduce attività di ricerca di base nel campo dei costituenti fondamentali della materia e delle interazioni che ne regolano il comportamento. 
È stato protagonista di scoperte storiche, come quella del bosone di Higgs e delle onde gravitazionali, che sono state premiate con il Nobel per la fisica nel 2013 e nel 2017. 
In Puglia, l’INFN è presente con le sezioni di Bari e Lecce, che collaborano a stretto contatto con le Università di Bari, il Politecnico di Bari, l’Università del Salento, con le strutture INFN presenti su tutto il territorio nazionale, ma anche con prestigiosi laboratori e centri di ricerca esteri, come il CERN di Ginevra.
Ulteriori informazioni su: https://agenda.infn.it/event/20262/timetable/#20191108

Comunicato stampa.

 

Puglia & AerospazioLa 1° Scuola internazionale sul Volo sub-orbitale a Taranto

L’impegno, anche economico, è stato sottolineato dall’Assessore della Regione Puglia, Borraccino. Il contributo scientifico del Politecnico di Bari per Taranto

 

Taranto, 29 ottobre 2019 - Le tecnologie da sviluppare per supportare i voli suborbitali, i servizi che potranno essere abilitati, il futuro del progetto dello spazioporto di Grottaglie (TA) sono alcuni temi affrontati nel corso della 1st Scuola internazionale sul volo sub-orbitale, in fase di svolgimento da ieri a Taranto, presso la Camera di Commercio.
Ad aprire i lavori della seconda giornata, oggi, è stato l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Cosimo Borraccino che ha espresso viva soddisfazione per l’iniziativa curata dal Politecnico di Bari , in collaborazione con l’Università del Salento, il Distretto Tecnologico Aerospaziale Pugliese e la Camera di Commercio di Taranto. 
“L’aeroporto di Grottaglie - ha sottolineato l’assessore - diventerà il primo spazio porto in Italia, pronto ad accogliere i voli suborbitali ed il lancio di microsatelliti. La Regione Puglia ha investito e intende investire molto in questo settore, che rappresenta un eccezionale asset dell’economia regionale, con notevoli ricadute occupazionali. Come Assessorato regionale allo Sviluppo economico – ha continuato - stiamo lavorando molto in tale direzione, adottando delle strategie di politica industriale regionale con investimenti importanti. Il nostro impegno – ha concluso - va nella direzione dello sviluppo delle straordinarie potenzialità del territorio pugliese, di cui l’infrastruttura aeroportuale di Grottaglie rappresenta una eccellenza che intendiamo valorizzare al massimo.
Intanto, quest’oggi, nel corso dei lavori, Sirisha Bandla, dell’azienda privata spaziale americana, Virgin Galactic, ha presentato “Spaceshipwo”, la piattaforma di aviolancio sviluppata dall’azienda statunitense con applicazioni in numerosi settori tra cui il turismo spaziale. Inoltre, le ricerche nel campo della microgravità e il training degli astronauti.
Le opportunità commerciali legate ai voli suborbitali e il ruolo centrale degli investitori privati nel determinare i rapidi cambiamenti a cui sta assistendo la Space Economy sono stati evidenziati da Pierluigi Pirrelli dell’azienda spaziale pugliese Sitael (gruppo Pertosa) con sede a Mola di Bari (BA), mentre Tommaso Sgobba, Direttore International Association for the Advancement of Space Safety si è soffermato sugli Standard di sicurezza e Verifica della conformità nei programmi spaziali. Alle nuove piattaforme satellitari e alle opportunità del volo su-orbitale è stata dedicata la relazione di Caterina Ciminelli, docente del Politecnico di Bari. Tecnologie e competenze nel settore aerospaziale e soluzioni di base: dal lancio aereo alle missioni suborbitali sono stati i temi esposti dal gruppo Leonardo e Telespazio. Intervenuti anche CNR e Politecnico di Torino.
Domani giornata conclusiva. Previste visite agli aeroporti di Galatina (mattina) e Grottaglie e il Workshop dedicato al settore con: DTA (Giuseppe Acierno, moderatore) Aeroporti di Puglia (Catameró), ALTEC (Santoro), ASI (Saccoccia), SITAEL (Pirrelli). Previsto l’intervento del Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia.

Comunicato stampa.

Aerospazio. Lunedì, 28 ottobre, ore 9.30, Camera di Commercio di Taranto

L’iniziativa è curata dal Politecnico di Bari in collaborazione con l’Università del Salento, il Distretto Tecnologico Spaziale, la Camera di Commercio di Taranto

Bari, 25 ottobre 2018 - Negli ultimi anni, il settore spaziale sta attraversando un nuovo periodo di sviluppo. Investitori pubblici e privati sono attratti dalla possibilità ​​di nuove fonti di crescita economica e di innovazione. 
Oggi infatti, possiamo parlare di "economia spaziale". Essa si riferisce a tutte le attività dedicate all'esplorazione, alla ricerca, alla gestione e allo sfruttamento delle risorse spaziali per creare valore e migliorare la qualità della vita.
Gli attori principali di questa nuova economia sono, al momento, principalmente i governi, poiché le attività spaziali sono fondamentali per gli obiettivi strategici ed economici nazionali. 
Tuttavia, anche se la produzione spaziale è collegata agli investimenti istituzionali civili e militari, negli ultimi due decenni un numero crescente di società private si sono avvicinate al settore spaziale e alle sue innovazioni cambiando gradualmente i ruoli tradizionali di attori pubblici e privati. 
Particolarmente evidente è questa tendenza negli Stati Uniti, dove molte aziende private sono in competizione per lo sviluppo di veicoli spaziali e sistemi di lancio moderni.
Ciò consentirà una vasta gamma di attività commerciali attraverso lo sviluppo d’infrastrutture dedicate (produzione satellitare, servizi di lancio, stazioni di terra, ecc.) e servizi commerciali (comunicazione satellitare, osservazione della Terra, servizi di navigazione, turismo spaziale, esperimenti di microgravità, ricerca atmosferica, sviluppo tecnologico).
Al fine di favorire lo sviluppo dell'economia spaziale, è necessario affrontare diverse sfide tecnologiche. Una di queste è legata allo sviluppo di sistemi di trasporto spaziale e suborbitale efficienti, sicuri, flessibili e reattivi. Comprendere le dinamiche del volo e sviluppare adeguati sistemi motore per i veicoli di volo che si muovono tra 20 e 100 km di altitudine (attualmente il trasporto aereo civile planetario non va oltre i 14 km di quota) è ancora lungi dall'essere raggiunto. Ciò limita la capacità di collegare la Terra a bassa orbita e di trasportare persone e merci tra i luoghi sulla superficie terrestre in pochissimo tempo.
Dopo la chiusura nel 2011 del programma del sistema di trasporto spaziale (STS), iniziato nel 1981 la NASA ha rinunciato all'idea stimolante di sviluppare un sistema di trasporto spaziale basato su un veicolo (parzialmente) riutilizzabile (shuttle), che vola attraverso l'atmosfera usando le ali.
Ancora oggi, il volo suborbitale e ipersonico necessitano dell’approfondimento scientifico su numerosi problemi tecnici irrisolti come, ad esempio, nuovi motori e sistemi di controllo e la comprensione dei meccanismi termo-aerodinamici di base che caratterizzano le fasi ad alto numero di Mach (velocità del suono), e della combustione ad alta velocità. 
Lo sviluppo di future astronavi richiede un'analisi teorica e sperimentale dettagliata delle prestazioni aerotermodinamiche di veicoli e motori al fine di migliorare la capacità di controllo della traiettoria di rientro di un veicolo spaziale alato. Inoltre, insieme a questi problemi tecnici, ci sono problemi fondamentali legati alla regolamentazione e alla sicurezza del volo suborbitale, che devono essere affrontati.
In questo contesto di ricerca e innovazione tecnologica si pone la 1° Scuola internazionale di Volo Suborbitale che sarà inaugurata lunedì, 28 ottobre, ore 9.30, presso la Camera di Commercio di Taranto (Viale Virgilio, 152). 
L’iniziativa, curata dal Politecnico di Bari, in collaborazione con l’Università del Salento, del Distretto Tecnologico Spaziale e della Camera di Commercio di Taranto trova, logisticamente, ampia giustificazione per diversi e strategici fattori geografici, tra cui: la vicinanza dell’aeroporto di Grottaglie, candidato ad ospitare il primo aeroporto italiano ed europeo per voli suborbitali, la sede a Taranto del corso di laurea in Ingegneria dei Sistemi Logistici Aerospaziali del Poliba, la presenza nell’intera area jonica-salentina di enti di ricerca e imprese di grande prestigio internazionale dedicate al settore aereospaziale.  
La Scuola internazionale di Volo Suborbitale si rivolge principalmente a studenti di dottorato o di master del settore ingegneristico, al personale di aziende ed enti di ricerca e dell’aeronautica militare. Essa mira a favorire lo sviluppo dell'economia spaziale fornendo una panoramica degli aspetti scientifici, commerciali, operativi e normativi del volo suborbitale attraverso seminari di esperti di istituti accademici, di ricerca e industriali.

Comunicato stampa.

 

1° Scuola internazionale di Volo Suborbitale, il programma
lunedì, 28 ottobre, Camera di Commercio - Taranto

Ore 9.30, interventi inaugurali, nell’ordine: 
Luigi Sportelli, Presidente Camera di Commercio Taranto; 
Roberto Vittori, Agenzia Europea Spaziale - ESA, Astronauta, Generale Aeronautica Militare; 
Francesco Cupertino, Rettore del Politecnico di Bari; 
Antonio Ficarella, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento; 
Giuseppe Acierno, Presidente Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese - DTA 
Guillermo Ortega, Agenzia Europea Spaziale - ESA.

Le lezioni. Alle ore 11.00 e sino alle 12.00 è prevista la prima relazione su “Tecnologie e strumenti per la progettazione e lo sviluppo del volo suborbitale” di Guillermo Ortega, ESASeguirà: (ore 12.00-13.00) quella di Giulio Avanzini, Università del Salentosu Traiettorietransatmosferiche per lancio, ingresso e volo suborbitale: analisi e problemi”Alessandro Cardi dell’ENAC (14.30-15.30) interverrà su “Un regolamento basato sulle prestazioni per le operazioni suborbitali” A seguire(16.00-17.00), “Veicoli di propulsione ipersonica” di Salvatore Borrelli, CIRA. Infine, 17.00-18.00 “Tecnologie e sistemi di rientro ipersonico” di Federico Massobrio, Thales Alenia Space Italia chiuderà la prima giornata.
I lavori riprenderanno martedì, 29 ottobre, ore 9.30 nel medesimo luogo con i seguenti temi e relatori: 09.30-10.30 “SpaceShipTwo: un veicolo suborbitale per la ricerca sui voli spaziali umani e sulla microgravità”, Sirisha Bandla, Virgin Galactic; 11.00-12.00 “Opportunità commerciali dai voli suborbitali”, Pierluigi Pirrelli, SITAEL; 12.00-13.00 “Standard di sicurezza e Verifica della conformità nei programmi spaziali”, Tommaso Sgobba, Direttore International Association for the Advancement of Space Safety; 14.30-15.30 “Scienza senza gravità: A Primer”, Francesco Cairo, CNR-ISAC; 16.00-17.00 “Progetto STRATOFLY: principali sfide e goal”, Nicole Viola, Politecnico di Torino; 17.00-18.00 “Satelliti e voli suborbitali”Caterina Ciminelli, Politecnico di Bari; 18.00-18.30 “Leonardo Aerostructures: tecnologie e competenze nel settore aerospaziale”, Stefano Corvaglia e Nicola Gallo, Leonardo Aerostructures Division; 18.30-19.00 “Soluzioni di base: dal lancio aereo alle missioni suborbitali” Giuseppe Tomasicchio, Telespazio.

30 ottobre, giornata conclusiva: ore 10.30-12.00 Visita dell'aeroporto di Galatina; 12.00-13.30 Trasferimento all'aeroporto di Grottaglie; 14.45-15.00 relazione su “Infrastrutture e operazioni per voli suborbitali” di Francesco Santoro, ALTEC15.00 - 16.00 Workshop: DTA (Giuseppe Acierno, moderatore) Aeroporti di Puglia (Catameró), ALTEC (Santoro), ASI (Saccoccia), SITAEL (Pirrelli); 16.00-17.00 Visita dell'aeroporto di Grottaglie.

IEEE SMC 2019. Per la prima volta in Italia. A Bari mille ricercatori, un record, provenienti da tutto il Mondo

Ricerche, settori, applicazioni, tendenze, cambiamenti in atto, la cosiddetta quarta rivoluzione industriale sta modificando il volto del Pianeta. Dal capoluogo pugliese le risposte a molte domande su quello che è ritenuto un cambiamento epocale culturale in corso. Il qualificato e riconosciuto accreditamento scientifico del Politecnico di Bari ha favorito la scelta della sede 

Bari, 4 ottobre 2019 – Per la prima volta in Italia per il 2019 (già programmati i prossimi appuntamenti annuali: 2020, Toronto, Canada; 2021, Melbourne, Australia) circa 1000 ricercatori (un record), provenienti da università, centri di ricerche, industrie di tutto il mondo si incontreranno a Bari per dar vita alla conferenza internazionale, fiore all’occhiello della società americana IEEE Systems, Man, and Cybernetics, dedicata quest’anno al tema, “Industria 4.0”.
Industria 4.0 è la quarta rivoluzione industriale che sta influenzando le nuove tendenze dell'automazione, dell’informatica, delle telecomunicazioni e della cibernetica. Il forum di Bari consentirà la conoscenza e il confronto con gli studiosi della materia per discutere sulle nuove tecnologie, le attuali applicazioni, quelle sperimentali e quelle di prossimo futuro in tutto il globo attraverso, interventi, tutorial e workshop.
Tre sono le macroaree di confronto sulle quali sono confluite da tutto il mondo più di 1200 lavori scientifici: Scienza e Ingegneria dei Sistemi; Sistemi uomo-macchina; Cibernetica. Il comitato scientifico di programma ne ha selezionati 700. Molti sono gli ambiti applicativi su cui si confronteranno scienziati e industriali: sistemi informativi aziendali; sicurezza nazionale; città ed edifici intelligenti; nuovi sistemi di produzione; trasporti intelligenti;  meccatronica medica; robotica; informatica medica; elaborazione delle immagini; Big Data;  internet delle cose; realtà aumentata; comunicazioni informative basate sul cervello; controllo dei veicoli; apprendimento intelligente nei sistemi di controllo; media interattivi e digitali; ingegneria del design. 
Non meno di mille sono i ricercatori e industriali che si sono registrati al forum. Particolare presenza numerica di provenienza si registra da Asia, Europa, Canada e USA. 
L’evento è stato organizzato per l’Italia dalla prof. Maria Pia Fanti e dai docenti del laboratorio di Controlli Automatici del Politecnico di Bari; presidente del programma è il prof. Eugenio Di Sciascio, già rettore del Politecnico.
L’iniziativa rappresenta sicuramente un alto momento di confronto internazionale, che ha l’intento di porre l’attenzione e di sviluppare i temi dell’Industria 4.0, al fine di migliorare la vita della collettività e dell’ambiente in cui viviamo in diversi settori applicativi della produzione industriale, dell’informatica, della logistica-trasporti e delle telecomunicazioni. 
L’evento ha una risonanza scientifica e industriale di grande importanza ed è frutto del rilievo assunto nella ricerca internazionale dal settore dell’automatica e dell’Informatica del Politecnico di Bari.
La Conferenza Internazionale IEEE 2019 avrà luogo a Bari presso il Nicolaus Hotel dal 6 al 9 ottobre prossimi. L’inaugurazione della conferenza è prevista per lunedì, 7 ottobre, ore 8:30
Nella giornata di domenica, 6 ottobre infine, sono già previsti workshop e tutorial. In particolare avrà inizio una gara di eccellenza nel campo dell’informatica in cui saranno premiati con 3 premi da 1000 dollari i 3 giovani ricercatori che saranno capaci di trovare le migliori soluzioni nell’ambito del Brain Machine Interface. 

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Architettura.Dopo la giornata studio dedicata al progetto della cupola un altro passo in avanti  
Il Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria civile e dell’Architettura del Poliba ha realizzato in scala la cupola dei Santi Medici di Alberobello.
La presentazione, sabato, 28 settembre, nella città dei trulli, in occasione della ricorrenza dei patroni

Bari, 26 settembre 2019 – Un po’ di storia. “E’ il 27 settembre dell’anno 1636. Il devoto Conte (Giangirolamo II, Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, duca di Nardò)organizza nella Silva (quella che diventerà Alberobello)una processione, cui fanno ala con torce gli armigeri e i pochi abitanti del posto, invitando, altresì, nobildonne e gentiluomini del feudo”(A. Martellotta, 1986). Comincia da quel lontano giorno, sino ad oggi, la perdurante e crescente devozione dei fedeli di quel luogo ai Santi taumaturghi, Cosma e Damiano. Culto, tutt’oggi, particolarmente sentito nelle regioni meridionali e che trova in Puglia la maggiore diffusione, terra storicamente più vicina alle tradizioni di fede venute da oriente.
Il culto introdotto dalla nobile famiglia, Acquaviva d’Aragona viene gestito fino al 1665 e trova spazio, inizialmente, in una cappella rurale a forma rettangolare, dedicata alla Madonna delle Grazie, già presente dal 1609. Il numero crescente degli abitanti e delle conseguenti necessità di spazio porta ad un ampliamento della primitiva chiesa nel 1725. Fu re Ferdinando IV di Borbone nel 1797 ad elevare il villaggio “Albori Belli” a Città regia. Tale nuovo status e le nuove esigenze unite ad una crescita della popolazione portarono al progetto nuovo, ideato dall’architetto, Antonio Curri, alberobellese di nascita, di grande fama e attività nella seconda metà dell’ottocento nel mezzogiorno e a Roma (tra le sue opere la galleria Umberto I di Napoli). L’antica chiesa venne sostituita dall’attuale basilica dedicata ai santi Medici. La prima pietra del cantiere fu posta il 12 novembre 1882. L’opera però non fu mai completata. Ampliamenti e interventi di manutenzione si registrarono nel 1947-48, 1956-57, 1959 e ad inizio anni ’80. 
Il pezzo mancante rimase la cupola, prevista nel progetto e mai realizzata, che nella simbologia rappresenta la centralità di un monumento religioso. In essa si raccoglie l’universo simbolico, il cielo con il suo firmamento.L’incrocio tra navata e transetto infatti, rispecchia da sempre il punto nodale di ogni basilica. Esso rappresenta l’ascensione verso Dio attraverso l’unico ed inconfondibile gesto architettonico, forse il più importante e complesso, ovvero la sua cupola, che tende al cielo, racchiudendolo in una sfera.
Il progetto architettonico Poliba.Il progetto della cupola, rimasto sulla carta, potrebbe trovare ora soluzione e realizzazione mediante una proposta progettuale tecnologicamente innovativa messa a punto al Politecnico di Bari nel rispetto della tradizione e della filosofia progettuale del Curri.
L’ipotesi progettuale nasce nel 2018 attraverso una collaborazione tecnico-scientifica tra Amministrazione comunale di Alberobello, la Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e Monumentali – Corso di Perfezionamento CESAR del Politecnico di Bari e New Fundamentals Research Group, associazione scientifica di ricerca progettuale facente capo al DICAR (Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura del Politecnico di Bari) diretta dal prof. Giuseppe Fallacara. 
L’idea di completare il progetto originario del Curri, restituendo l’organicità complessiva progettuale pensata dall’autore nel 1882, è da anni un obiettivo di diverse associazioni locali ed esponenti del mondo culturale della città pugliese.
La cupola oltre a rappresentare una sfida architettonica dai diversi risvolti storici – critici – compositivi e costruttivi, costituisce una esigenza di natura sociale e religiosa, alimentata dalla devozione dei numerosi fedeli dei Santi Medici e dalla cittadinanza tutta: la chiesa è attualmente considerata dai fedeli e dagli abitanti di Alberobello come un edificio vistosamente incompiuto.
Il progetto di completamento sviluppato all’interno del corso di perfezionamento CESAR del Poliba, prevede una struttura portante leggera.
Esso ha individuato come scelta più compatibile la costruzione della cupola attraverso una struttura in carpenteria lignea portante, per definizione, molto naturale, economica, capace di coprire grandi luci grazie alla sua elasticità e leggerezza, oltre che robustezza e semplicità di lavorazione. 
Per la costruzione del modello geometrico e statico dell’intelaiatura a carpenterie lignee della nuova cupola si sono presi a riferimento i trattati ottocenteschi in uso in Europa all’epoca del Curri tra cui spicca il Trattato di Rondelet, L’art de Batir. Attraverso lo studio di questi trattati, si è ipotizzata una complessa carpenteria lignea, dimensionando non solo gli elementi lineari di cui è costituita, ma soprattutto gli incastri tridimensionali che collegano le superfici complesse, anche a doppia curvatura, e che ottimizzano il corretto dissipamento delle spinte verticali ed orizzontali e delle resistenze. 
L’opera di completamento prevede una componente lignea relativa allo scheletro strutturale e per il rivestimento interno, una componente lapideo-geopolimerica ed una componente metallica, in particolare rame, prevista per il rivestimento esterno della stessa 
Il completamento della cupola del Curri, rappresenta anche una sfida tecnologica in cui convergono alte professionalità nel campo dell’ingegneria e della scienza dei materiali, oltre a sapienti maestranze internazionali detentrici di un know-how specializzato nelle tecniche tradizionali della stereotomia della pietra e del legno. 
La presentazione ai cittadini del progetto e del modello in scala della cupola della Basilica dei Santi Medici, realizzato al Poliba, avrà luogo, sabato, 28 settembre 2019ore 10.00, in piazza Curri, in occasione della ricorrenza di festa dei patroni della città. Parteciperanno il prof. Giuseppe Fallacara, docente di progettazione architettonica al Poliba, che presenterà i contenuti tecnici-scientifici del progetto; il Sindaco, avv.  Michele Maria Longo e gli assessori del comune di Alberobello; il parroco della Basilica, sac. Leonardo Sgobba; autorità. Essa prosegue, in continuità, i lavori di presentazione delle idee progettuali sulla Basilica dello scorso dicembre. 

 

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Architettura & Design. Domani, al Marmomac, la manifestazione mondiale sul settore litico 

Antico e moderno insieme, tra ricerca, tradizione e innovazione nelle proposte d’arte del Poliba 

Bari, 24 settembre 2019 – Sono tre le opere di architettura & design che il Politecnico di Bari e il Dipartimento DICAR, presenteranno in anteprima a Verona, in occasione del Marmomac, 54° edizione, la più importante manifestazione mondiale dedicata al comparto della pietra naturale, alle nuove tecnologie di lavorazione, al design applicato, alla formazione.
Le opere proposte, in pietra naturale, sintetizzano e propongono, in chiave moderna e innovativa la visione, la storia che l’architettura pugliese e i suoi materiali lapidei possono avere in relazione all’ambiente. 
Il tema per l’edizione 2019 è Naturality, ossia la naturalità della pietra nel suo aspetto più puro che ne valorizza l’unicità e la geodiversità, sottolineate dall’inserimento in uno scenario green, allusivo al legame esistente tra mondo vegetale e minerale.
Hortus Moduli. All’interno dello spazio espositivo Architettura e Paesaggio – Lithic Garden, sul tema Naturality, Unicità e geo-diversità della pietra, sarà presentato un prototipo innovativo di padiglione per esterni in pietra leccese. Il padiglione, intitolato “Hortus Moduli”, è composto da 5 moduli voltati stereotomici. Esso, nell’insieme, rievoca i chioschi litici all’interno dei chiostri o dei parchi urbani ove trovare sosta e ristoro accanto al pozzo o alla fontana. Hortus Moduliè una reinterpretazione sinuosa e contemporanea del tema Hortus Conclusus ovvero degli antichi cortili di pietra. Il progetto, nato nel Dipartimento DICAR del Poliba (coordinatore, prof. Giuseppe Fallacara) in collaborazione con lo studio di fama mondiale Zaha Hadid Architects CODE di Londraconiuga le tecnologie digitali di design, ingegneria, fabbricazione e scansione per preservare e aggiornare le tecniche e le tradizioni storiche della costruzione in pietra italiane. La modularità del sistema voltato può intendersi come una versione moderna dello spazio voltato, modulare e ripetitivo (seriale), del portico affacciato alla corte. Hortus Moduliverrà presentato al Marmomacc sotto forma di modello in scala ridotta dei 5 moduli aggregati, al fine di mostrare la qualità compositiva dell’intero padiglione, e in scala reale tramite un frammento della struttura composta da tre maxi conci, fotografie e video. Alla realizzazione del progetto ha partecipato l’azienda salentina Pi.Mar di Cursi (Lecce) con i suoi laboratori. La mostra articolerà la progettazione, la costruzione, la scansione e la documentazione sia del prototipo finito che dei processi di assemblaggio impiegati da esperti artigiani salentini. 
Link video: https://youtu.be/dAGIuUiFve0 , Youtube: Hortus Moduli - Marmomac 2019
Tessuto Litico.Nell’ambito della sezione Young Stone del Marmomac 2019 sarà presentato inoltre, un prototipo innovativo di “tessuto litico”. Tessuto costituito da tessere di marmo geometriche collegate mutuamente tramite una rete di acciaio. L’idea è quella di poter “rivestire” con la pietra (come edera) un qualsiasi edificio dalla forma complessa a singola e doppia curvatura. Le tessere di pietra serpeggiante di Apricena diventano foglie per proteggere dal sole grandi spazi vetrati degli edifici. Al progetto, nato nel Poliba sotto la direzione del prof. Giuseppe Fallacara, ha partecipato, per la realizzazione, l’azienda CNC di Mola di Bari (BA) e Stilmarmo srl di Apricena (FG). 
Rifugi di Pietra.Nello stesso spazio espositivo, saranno presentati i modelli in pietra di tre cupole diafane “apparecchiate” secondo tecniche stereotomiche contemporanee. Gli spazi cupolati, oltre ad assolvere alla tradizionale funzione di chiudere e coprire gli edifici, possono essere immaginati come “rifugi” per l’uomo all’interno di spazi naturali. Gli antichi trulli o le pajare, disseminati nelle campagne pugliesi, ne sono un chiaro esempio. Il rifugio/riparo cupolato è quindi un luogo dove potersi riposare in protezione nella natura, mimetizzandosi con essa, e anche un luogo da cui osservare la fauna nel totale rispetto dell’habitat in cui vive. 
Al progetto Poliba, a cura del prof. Giuseppe Fallacara, e degli architetti Roberta Gadaleta e Marco Stigliano ha collaborato per la fase esecutiva l’azienda francese di Troyes  S.N.B.R..
Infine, i docenti del DICAR Vincenzo Minenna (Disegno Industriale) e Maurizio Barberio (CESAR - Scuola di Specializzazione) hanno collaborato rispettivamente con i designer Andrea Morgante e Dustin White per la mostra Natural Things.
La 54° edizione del Marmomac sarà inaugurata domani, 25 settembre, ore 11.00 presso Verona Fiera. Nel pomeriggio, ore 15.00 sarà presentato il progetto “Hortis Moduli” a cura del Politecnico di Bari nell’ambito di una tavola rotonda. Relatore, prof. Giuseppe Fallacara, architetto e docente di Progettazione architettonica al Poliba.

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I segni dell’architettura. Per la prima volta a Bari docenti del Poliba e studiosi russi 

La chiesa fu progettata dall’architetto, Aleksej V. Ščusev, a Bari più volte, e approvata dallo Zar Nicola II per i pellegrini devoti di San Nicola che giungevano a Bari.  Ščusev, successivamente, diventerà l’architetto dell’Unione Sovietica e l’autore del Mausoleo di Lenin sulla piazza Rossa di Mosca 

Bari, 6 settembre 2019 – Due Chiese, un Santo, una Città. Così si presenta la Città di Bari o Bar-Grad, per quelli dell’est, oggi nel mondo. Impossibile per i baresi elidere il rapporto che dura da mille anni con il Santo taumaturgo venuto dal mare, che nella classica posa ieratica bizantina paternamente protegge e benedice i devoti, i pellegrini di ogni latitudine. ÈSan Nicola o Nikolaos, difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie, protettore delle fanciulle che si avviano al matrimonio, dei marinai e ancor più dei bambini. E così, il Santo, vescovo di Myra, ogni anno vive nella città pugliese due momenti di grande intensità e partecipazione: a dicembre, in occasione della sua ricorrenza e a maggio, a ricordo della traslazione dalla Licia, terra d’origine e l’arrivo a Bari su una caravella in quel lontano 1087.
Nonostante le scarse informazioni certe sulle sue origini, sulla sua vita, vissuta attorno nella seconda metà del 200 dopo Cristo nell’attuale Turchia, allora Impero Romano, Nikolaos ha lasciato una grande impronta religiosa in quelle terre dell’est. Tracce di pellegrinaggi cristiani sulla sua tomba, nella Basilica della città di Myra, sono presenti già nella seconda parte del primo millennio. Qui riposarono infatti le sue spoglie fino alla traslazione. La desolazione delle rovine della basilica di VIII secolo in cui furono inizialmente conservate i resti mortali di San Nicola, spinsero notabili russi a dare avvio ad una raccolta di fondi per restaurare la Basilica di Myra. Una serie di difficoltà impedirono, però, l’acquisto dei terreni in Turchia e pertanto i fondi furono ridestinati alla creazione di un centro di pellegrinaggio a Bari, per accogliere i fedeli provenienti dalla Russia. Ma dove? Siamo agli inizi del 1900. Nella storia urbanistica della città di Bari i quartieri di San Pasquale e Carrassi non hanno un posto di rilievo. Lo sviluppo della produzione industriale nella città nel primo Novecento provoca una modifica significativa della geografia della città con la formazione delle periferie, dove sui terreni al di là della ferrovia si realizzano i nuovi quartieri periferici. Così nel 1911 furono acquisiti i terreni dalla Società Ortodossa di Palestina con sede a San Pietroburgo e un Comitato di supervisione affidò la progettazione del complesso barese della Chiesa Russa all’architetto Aleksej ViktorovičŠčusev. Nell’anno successivo, il progetto fu approvato dallo zar Nicola II. Ščusev, più volte a Bari per seguire i lavori, diventò successivamente l’architetto dell’Unione Sovietica. Tra le opere successive alla Rivoluzione, il Mausoleo di Lenin nella piazza Rossa di Mosca.
Poiché l’obiettivo dell’iniziativa era quello di garantire ospitalità ai pellegrini russi, la costruzione iniziò nel 1913. Il progetto di Ščusev della Chiesa Russa si rifaceva alle antiche tradizioni costruttive di Novgorod-Pskov, città della Russia del Nord. Grande cura fu dedicato al progetto, con livelli di attenzione al dettaglio che non tralasciarono nulla, dai cicli di decorazioni parietali dell'aula liturgica e degli ambienti di rappresentanza, al mobilio, fino ai particolari più minuti dei serramenti, come del resto era prassi in quegli anni.
Nel 1914, con l’ingresso della Russia nella Prima Guerra Mondiale, i contatti fra Bari e Mosca furono ridotti sensibilmente e non fu più possibile trasferire in Italia risorse e materiali da costruzione, oltre che arredi sacri, di cui il complesso fu, dunque, inizialmente sprovvisto. 
La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 comportò inoltre la mancata realizzazione dei cicli pittorici e musivi previsti, poiché gli artisti di altissimo profilo coinvolti nel progetto barese, morirono durante le ribellioni o furono esiliati. 

Oggi, per la prima volta a Bari. La particolare storia del monumento, la sua unicità in Italia, unita alla grande devozione per San Nicola dei fedeli cristiani ortodossi dei paesi dell’est, unito al secolare pellegrinaggio da Russia, Ucraina, Bielorussia, Bulgaria, Romania, Serbia, Romania ha favorito per la prima volta a Bari la realizzazione di una iniziativa di conoscenza comune alle due fedi cristiane che non ha precedenti nella storia di questo luogo di culto e di pellegrinaggio. Tale complesso monumentale rappresenta infatti, un importante patrimonio, non solo della storia e della tradizione ortodossa, ma anche del nostro territorio pugliese.
L’iniziativa, curata del Politecnico di Bari, vedrà coinvolti i docenti del Dipartimento dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Poliba, studiosi russi, esperti dell’architettura e cultura ortodossa. Particolarmente efficace si è dimostrata la collaborazione ed i contributi forniti da ricercatori e studiosi russi che hanno approfondito gli aspetti storici, architettonici ed artistici dell’opera, realizzata dall’arch. Ščusev.
Per queste ragioni è stata promossa per giovedì,12 settembre 2019,ore 9.00, la Giornata di studio “L’Architettura del Complesso monumentale della Chiesa Russa di Bari, Il progetto di Aleksey V. ŠČUSEV. Storia, costruzione, iconografia, culto”.
L’evento si terrà nell’Aula Magna “Domus Sapientiae” del Dipartimento dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura (DICAR) del Politecnico di Bari (campus universitario), 
Nel corso della Giornata di studio, verranno presentati sia i risultati di ricerche e studi di docenti e ricercatori del Dipartimento DICAR del Poliba, che hanno approfondito gli aspetti documentari, archivistici ed urbanistici utili a chiarire l’inserimento e l’evoluzione che l’opera ha prodotto nel contesto socio-culturale della città, sia quelli degli studiosi russi, che hanno approfondito gli aspetti storici, architettonici ed artistici dell’opera.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bari e consentirà agli iscritti all’ordine, che parteciperanno alla Giornata di Studio, di acquisire dei CFP.

L’evento ha avuto il Patrocinio di:
Chiesa Russa di san Nicola di Bari; Basilica di san Nicola; Società Ortodossa Imperiale di Palestina; Centro di Cultura Russa in Puglia; Università Ortodossa Umanistica San Tichon di Mosca; Facoltà teologica Pugliese; Centro Studi Nicolaiano; Regione Puglia; Puglia promozione - Agenzia Regionale per il Turismo; Comune di Bari; Città Metropolitana di Bari; Consolato Onorario della Federazione Russa in Bari, Camera di Commercio di Bari.

Comunicato stampa.