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Comunicati Stampa 2018

 

Alberobello, la cupola della Basilica dei Santi Medici in un progetto innovativo del Politecnico di Bari

Se si può fare, come? Se non si può fare, perché? Una apposita giornata, nella sede della Basilica, tratterà la complessità del tema avanzando soluzioni architettoniche, strutturistiche e di normativa nel quadro degli aspetti religiosi, civili e culturali.

 

Bari, 12 dicembre 2018 -  La Puglia è la regione italiana in cui si è maggiormente diffuso il culto per i Santi Medici, Cosma e Damiano. Le ragioni sono storiche-religiose-geografiche. Due anzitutto: la vicinanza geografica e culturale del tempo all’antico Impero Bizantino e alla contestuale migrazione, attorno al VIII secolo, dei monaci basiliani, di culto greco, nel corso della iconoclastia.

Sono loro, i monaci, che hanno esportato dall’oriente, da cui provengono, le storie, le vicende, i miracoli dei due martiri. Nella nostra regione, Alberobello, Bitonto, Oria sono i centri in cui la venerazione è particolarmente sentita. Alberobello, nota in tutto il mondo per i suoi trulli, lo è anche per la presenza della Basilica-santuario dedicata ai Santi Medici, patroni della città.

La loro presenza nell’antica Silva Arborelli, coincide con la nascita del centro murgiano. Fu infatti, Giangirolamo II degli Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, ad esportare dalla sua città di residenza il culto devozionale per i due santi d’oriente nel feudo dei trulli.

 

E così, la piccola cappella rurale della Madonna delle Grazie del 1609, venne dedicata dal conte ai Santi Medici nel 1636. Da li si susseguirono almeno quattro ampliamenti, fino all’ultimo, quello realizzato tra il 1881 e il 1885 seguendo il progetto ideato dall’architetto, Antonio Curri, alberobellese di nascita, di grande fama e attività nella seconda metà dell’ottocento nel mezzogiorno e a Roma.

 

Il progetto del Curri non è stato mai completato, nonostante i diversi tentativi e interventi di restauro. Il pezzo mancante resta la cupola, centralità di un monumento religioso, in cui si raccoglie l’universo simbolico con il suo firmamento.

Il progetto della cupola, rimasto sulla carta, potrebbe trovare ora soluzione e realizzazione mediante una proposta progettuale tecnologicamente innovativa messa a punto al Politecnico di Bari nel rispetto della tradizione e della filosofia progettuali del Curri. Un video, realizzato al Poliba, presenterà i contenuti tecnologici per sua costruzione e messa in opera.

Sulla sua fattibilità se ne discuterà ad Alberobello, in un convegno, venerdì, 14 dicembre, ore 9.00, nella Basilica dei Santi Medici. Se si può fare, come? Se non si può fare, perché? Studi e soluzioni. L’incontro, intitolato “Cieli nuovi e terre Nuove” tratterà la complessità del tema avanzando soluzioni architettoniche, strutturistiche e di normativa nel quadro degli aspetti religiosi, civili e culturali. Organizzato dal Comune di Alberobello, dalla Basilica Minore dei Santi Medici, dal Comitato Feste Patronali, vedrà la partecipazione dei progettisti del Politecnico di Bari e del coordinatore prof. Giuseppe Fallacara del Dipartimento DICAR. I saluti istituzionali saranno affidati a: Leonardo Sgobba, Rettore della Basilica; Alessandra Turi, assessore alla Cultura del Comune di Alberobello; Loredana Capone, assessore alla Cultura Regione Puglia; Lorenzo Pugliese, presidente Comitato feste Patronali. Le conclusioni, nel pomeriggio, ore 17.00, saranno del Sindaco della città, Michele Maria Longo.

Emergenza costeMartedì, 4 dicembre, ore 10.00, la presentazione presso la sede del Municipio

Un progetto di ricerca sulle strategie innovative per contrastare il rischio erosione costiera è stato elaborato dal Politecnico di Bari e dall’Università di Bologna con la collaborazione del comune ofantino. Il progetto sperimentale, di durata biennale, è stato finanziato dal Ministero dell’Ambiente

Bari, 30 novembre 2018 – Dopo Sardegna (1731 Km) e Sicilia (1484 Km) che sono isole, è la Puglia che detiene il maggior sviluppo costiero italiano con 865 Km. Bagnata dall’Adriatico e dallo Jonio, la costa pugliese, da nord a sud, è piuttosto eterogenea. Essa infatti, alterna, in proporzioni diverse, litorali sabbiosi a rocciosi. Come noto, la linea di costa nel tempo fisiologicamente cambia: azioni esogene (correnti marine, vento, livello delle acque, ecc.) provocano mutazioni nel tempo ma è l’impatto dell’uomo sui luoghi è quello che ha determinato soprattutto i cambiamenti. 

Da un confronto tra le cartografie storiche emerge che la costa pugliese, negli ultimi decenni, è stata oggetto di notevole espansione urbanistica (infrastruttureportuali, operediprotezionecostiera, forteurbanizzazione).Traglianni '60 e '80 l'edificazione e la realizzazione di infrastrutture, la realizzazione  di invasi e la regimazione dei corsi d'acqua, hanno fortemente contribuito alla  riduzione dell'apporto solido verso il mare e alla sua ridistribuzione lungo costa, conseguentemente si sono innescati processi di erosione costiera e di depauperamento degli habitat naturali marino-costieri.

Diverse aree della Puglia, dal Gargano al Salento, sono definite ad alto rischio erosione. Allarme, in alcuni casi sottolineato anche da accadimenti accidentali luttuosi. Tra queste, di particolare rilevanza e di delicato equilibrio, come un ombellico regionale, è l’area costiera che, dalla foce del fiume Ofanto risale verso nord lungo l’esile lingua di terra che separa le Saline di Margherita di Savoia dal mare, a cui fa seguito Zapponeta e il litorale del golfo di Manfredonia. Il sito di Margherita di Savoia infatti, è da anni soggetto a significativi fenomeni di erosione costiera, nonostante i massivi interventi di difesa realizzati negli ultimi decenni.

Da tempo, il Politecnico di Bari è impegnato nello studio delle coste pugliesi per individuare proposte e soluzioni al problema della erosione costiera.

Tali studi hanno portato alla elaborazione, con l’Università di Bologna, ad un innovativo progetto di Ricerca, “Strategie Innovative per il Monitoraggio ed Analisi del Rischio Erosione”. Essoè finalizzato allo studio e sperimentazione in loco di nuovi sistemi per contrastare il fenomeno dell’erosione costiera. A tale sperimentazione e ricerca sul campo, interpellato, ha dato la sua convinta adesione e disponibilità il Comune di Margherita di Savoia. 

Il progetto dunque, di durata biennale, con un finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare pari a 340 mila euro, nell’ambito del Bando per progetti di ricerca finalizzati alla previsione e alla prevenzione dei rischi geologici (art.2 comma 2 della Legge 5 gennaio 2017 n.4, GU n.16 del 20 gennaio 2017), focalizzerà le sue attenzioni scientifiche in Puglia sulla fascia costiera del comune di Margherita di Savoia e in Emilia-Romagna sul litorale di Riccione e il Porto canale di Cervia.

La proposta avanzata dalle unità operative del Politecnico di Bari e dell’Università di Bologna prevedono azioni di monitoraggio in situ e attività di modellazione numerico/sperimentale volte a sviluppare modelli previsionali di rischio costiero. Nell’attività di ricerca è previsto anche il coinvolgimento degli operatori e rappresentanti delle attività balneari.

Il progetto, “Strategie Innovative per il Monitoraggio ed Analisi del Rischio Erosione”, acronimo,STIMARE,sarà illustrato martedì, 4 dicembre, ore 10.00, a Margherita di Savoia, presso la sede del Municipio.

La giornata di presentazione di svilupperà secondo il seguente programma: 

Ore10.00

Interventi istituzionali
Bernardo Lodispoto–Sindaco del Comune di Margherita di Savoia
Eugenio Di Sciascio–Magnifico Rettore del Politecnico di Bari
Salvatore Piazzolla –Assessore all’Agricoltura del Comune di Margherita di Savoia
Antonio Capacchione –Presidente Sindacato Italiano Balneari

Ore 10.40

Presentazione del progetto STIMARE
Renata Archetti –Università di Bologna
La scelta del sito pilota di Margherita di Savoia e nuove strategie di intervento
Leonardo Damiani –Politecnico di Bari
Vincenzo Simeone –Politecnico di Bari

Ore 11.30

Valutazione del rischio in ambiente costiero
Angela Barbanente–Politecnico di Bari
Maria Francesca Bruno –Politecnico di Bari

Ore 12.00

Il monitoraggio costiero
Eufemia Tarantino –Politecnico di Bari 
Alessandra Saponieri –Politecnico di Bari 

L’incontro di presentazione, è teso ad aumentare la sensibilità delle comunità sul problema dell’erosione costiera e favorire la collaborazione con le amministrazioni e gli stakeholders, alfine di promuovere politiche di gestione e protezione del territorio costiero condivise ed innovative.

Comunicato stampa.

Anno Accademico 2018-19In calendario, 11 appuntamenti da dicembre a giugno 2019

In programma concerti e seminari sulla musica. Presentazione della 2° edizione e apertura sipario con il primo concerto, lunedì, 3 dicembre.

L’iniziativa è organizzata dal Politecnico di Bari e da ARCoPuin partnership con Regione PugliaComune di BariUniversità di Bari "Aldo Moro", A.Di.S.U. Puglia

Bari, 29 novembre 2018 – Dopo un confortante e sperimentale esordio, il Politecnico di Bari e ARCoPu, Associazione Regionale dei Cori Pugliesi, hanno voluto irrobustire e anche diversificare l’edizione numero due per il corrente anno accademico 2018-19, “I Concerti del Politecnico i tempi, le forme e gli spazi nella musica”. 

Il ricco programma composto da ben 11 appuntamenti si svilupperà da dicembre a giugno 2019 e sarà suddiviso tra concerti (sei) di diversa natura e seminari (cinque) dedicati alla musica a cui si aggiungeranno altre iniziative fuoriprogramma.

La musica dunque, non sarà soltanto proposta durante gli eventi concertistici ma ne rappresenterà anche il tema essenziale delle discussioni all’interno degli appuntamenti seminariali.

Ogni incontro, come nella scorsa edizione, sarà aperto al pubblico (non solo studenti e docenti) sino al numero massimo consentito e gratuito.

L’iniziativa non è passata inosservata al regista, sceneggiatore e attore pugliese, Gennaro Nunziante, autore, tra l’altro, dei film di successo con il protagonista, Checco Zalone (Luca Medici) che ha accettato con entusiasmo la nomina di direttore artistico e che condividerà con il Presidente di ARCoPu, Pierfranco Semeraro. “Ringrazio anzitutto il Rettore, Di Sciascio e gli organizzatori per l’invito fattomi. Il progetto del Politecnico è stimolante e fonte di ispirazione - ha detto il regista pugliese. Esso lancia un messaggio di apertura, di voci nuove anche ad altri ambiti apparentemente distanti. La musica è architettura. E’ ingegneria. Auguro alla iniziativa il successo che merita”. 

L’iniziativa, alla sua seconda stagione, è organizzata dal Politecnico di Bari e da ARCoPu AssociazioneRegionale dei Cori Pugliesi in partnership con la Regione Puglia, il Comune di Bari, l'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari e l'A.Di.S.U. Puglia.

La stagione concertistica “I Concerti del Politecnico” anno accademico 2018-2019 sarà presentata lunedì, 3 dicembre 2018, alle ore 17,30 nella sede del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari (Campus universitario).

Interverranno: Il Rettore del Politecnico, Eugenio Di Sciascio; Il regista e direttore artistico della manifestazione, Gennaro Nunziante; il Presidente dell’AssociazioneRegionale dei Cori Pugliesi ARCoPu e co-direttore artistico, Pierfranco Semeraro.

 

Seguirà, nella stessa sede, alle ore 18,30il primo concerto della stagione del Lucania & Apulia Chorus diretto dal maestro Sergio Lellache presenterà il programma “Dal Classicismo al Romanticismo eOltre”, un percorso repertoriale dedicato alle sonorità che solo una compagine corale sa ricreare attraverso alcuni tra i più famosi compositori della storia dell'umanità: Mozart, Listz, Brahams.

Nato nel 2014 il Lucania & Apulia Chorus si è esibito in oltre cinquanta concertiin un percorso di grande effervescenza artistica che ha dato la possibilità a giovani artisti del coro di poter vivere esperienze musicali di grande profilo. 

La formazione collabora con istituzioni concertistiche orchestrali o gruppi dal profilo internazionale come il Canzoniere Grecanico Salentino. Dalla realizzazione di pagine monteverdiane al Gloria di Vivaldi realizzato nel 2015 con orchestra barocca affidata alla direzione di Filippo Maria Bressan, alla realizzazione di produzioni di musica contemporanea che hanno contribuito allo sviluppo della composizione corale contemporanea per coro diventando stimolo di produzione per tutta una nuova schiera di compositori. 

 

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Winterschool 2018.Il comportamento dei terreni argillosi naturali e compattati

Bari, 31 ottobre 2018 – Il comportamento meccanico dei terreni argillosinaturali e compattati è da anni, su scala mondiale, oggetto di un’intensa attività di ricerca in campo geotecnico, e quest’anno è il tema della Scuola Internazionale di Dottorato “Olek Zienkiewicz”, che si tiene annualmente nel contesto di ALERTGEOMATERIALS(Alliance of Laboratories in Europe for Education, Research and Technology), organizzazione internazionale dei laboratori di oltre trenta prestigiose università europee. 
Sul tema, “Terreni argillosi naturali e compattati: comportamento meccanico dalla scala micro alla scala macro e modellazione numerica”, dal 5 al 9 novembreprossimi si svolgerà presso il Politecnico di Bari la decima edizione della Scuola Internazionale di Dottorato “ALERT Olek Zienkiewicz”.
L’edizione di Bari vedrà, tra i relatori professori e ricercatori di fama della geotecnica mondiale, provenienti da differenti università europee quali: Universitat Politecnica de Catalunya, University College of London, Université Grenoble Alpes, Ecole del Ponts Paris Tech., Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Università La Sapienza di Roma. 
La Scuola mostrerà, nell’arco della settimana, una panoramica delle più avanzate ricerche in campo geomeccanico, attualmente in corso nel mondo, sui terreni argillosi, sia naturali sia compattati; di entrambi i tipi di terreni sarà discussa la genesi e le caratteristiche che da essa derivano alla scala micro e meso e come la risposta alla scala macro è condizionata dalle proprietà alle scale da micro a meso. Saranno presentati studi inerenti sia la sperimentazione di laboratorio, sia la modellazione costitutiva, che hanno fornito nuove evidenze e contribuito ad una migliore comprensione dei processi, divenendo fonte di avanzamento nella progettazione ingegneristica.
Partendo dai concetti fondamentali di mineralogia ed interazione tra particelle, per arrivare a leggi di base del comportamento idro-meccanico di argille ricostituite e naturali, sensitive e non, i relatori illustreranno anche la risposta meccanica di terreni consistenti, rocce tenere e terreni di transizione, gli effetti geomeccanici della degradazione di origine climatica e della fessurazione.
La 10° ALERT “Olek Zienkiewicz” winterschool, che richiamerà l’attenzione e la partecipazione di molti dottorandi di tutte le parti del mondo, vede il coordinamento scientifico e l’organizzazione del Gruppo Geotecnico del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica (DICATECh) del Politecnico di Bari, con la collaborazione dell’Università Politecnica di Catalogna (Barcellona).
Il programma prevede, in occasione della giornata inaugurale di lunedì, 5 novembre:
Ore 9.00. Sede del Dipartimento DICATECh(campus universitario). Saluto del Rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio;
Umberto Fratino – Direttore del Dipartimento DICATECh del Politecnico di Bari;
Michele Mossa – Coordinatore del Corso di Dottorato su “Risk and environmental, territorial and building development”;
Cino Viggiani - Presidente ALERT Geomaterials - Université Grenoble Alpes, Laboratoire 3SR, France.
Seguirà la prima sessione dei lavori (9:30 - 11:00) curata da Federica Cotecchia del Politecnico di Bari su “Composition, microstructure and state of consolidated clays”. 
La scuola proseguirà con gli incontri in programma nei giorni successivi e fino a venerdì, 9 novembre, dalle ore 9.00 alle 18.00.
Per ulteriori informazioni: http://www.poliba.it/it/content/home.

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“DigiLab”, la fabbrica dei progetti innovativi per lo sviluppo dell’economia e del territorio

2° edizione. Si rivolge a 50 giovani universitari. Si accede mediante un bando di selezione on-line. Scadenza: 5 novembre

Bari, 22 ottobre 2018 - Una apposita formazione, non convenzionale, di sei mesi, finalizzata alla generazione di nuove idee di business nei settori: green economy, agroalimentare, industria, commercio, sanità, pubblica amministrazione, turismo, entertainment, volontariato, beni culturali, ricerca è il percorso che propone “DigiLab -contamination lab”.
“DigiLab” è un progettodel Politecnico di Bari, al suo secondo anno di vita,finalizzato alla realizzazione di idee innovative per lo sviluppo dell’economia e del territorio. Esso intende favorire la cultura imprenditoriale attraverso la contaminazione di competenze di giovani e di esperti provenienti da vari contesti, arricchendo la tradizionale formazione universitaria con metodi originali ed applicati alle attuali esigenze del mondo contemporaneo. Un’attenzione particolare è rivolta alla digital economy applicata ai settori citati.
“DigiLab”si rivolge a 50 giovani, più 5 uditori, under 35, iscritti ad un corso di laurea triennale, magistrale o a ciclo unico; a studenti stranieri in mobilità internazionale; a laureati, dottori di ricerca, iscritti ad un corso di dottorato, ad una scuola di specializzazione o ad un master universitario di qualsiasi università. 
Si accede mediante un bando di selezione per l’ammissione.Per partecipare occorre compilare il form on line su http://digilab.poliba.it/il-bando/ entro il prossimo 5 novembre.
Il corso si svolgerà a Bari presso la sede del Politecnico(Isolato 47, Strada Lamberti, 13) e in sedi itineranti (altre Università, Enti, Imprese, Associazioni) nell’arco di 6 mesi e consisterà di almeno 375 ore di lavoro. E’ previsto un calendario di seminari più fitto nei mesi invernali (2-3 a settimana), mentre nei mesi primaverili ci sarà più lavoro di gruppo finalizzato allo sviluppo di idee imprenditoriali innovative.

Il Programma didatticosi compone di quattro tematiche: 
•Contaminazione Creativa, nella quale i partecipanti sperimentano metodologie e tecniche disupporto alla creatività;
•Contaminazione Digitale, nella quale i partecipanti si focalizzano sulle opportunità delle nuove tecnologie digitali abilitanti nei vari settori socio-economici;
•Contaminazione Territoriale, nella quale i partecipanti interagiscono in modo dinamico con gli attori del territorio per far emergere opportunità di innovazione;
•Innovation proposal, ove ai partecipanti si forniscono gli strumenti per sviluppare le proprie idee per trasformarle in progetti di innovazione economica e sociale, in modo che possano confrontarsi con gli stakeholders e cogliere opportunità come stage, collaborazioni e finanziamenti.
Nella parte di “Innovation proposal”, i partecipanti, raggruppati in team e supportati da mentor e coach esperti, svilupperanno un’idea progettuale di attività innovativa che potranno presentare e discutere anche in eventi pubblici appositamente organizzati. In particolare, si prevede per alcuni team l’affiancamento ad imprese partner, con le quali i team potranno sviluppare idee di business coerenti con il business aziendale secondo una logica di open innovation, sotto con guida di un project manager dell’impresa e di un senior consultant del Digilab. 
I partecipanti avranno a disposizione tavoli da lavoro e strutture “open space”, strumenti e attrezzature tecnologiche idonee allo sviluppo delle proprie idee, nonché accesso a tutte le risorse fisiche e virtuali disponibili presso il DigiLab. 
I costi relativi alle trasferte dei partecipanti per visite al di fuori delle sedi istituzionali del DigiLab, così come le dotazioni tecnologiche a loro disposizione e gli interventi di formazione e coaching, sono sostenuti dal Politecnico di Bari. 
Ai partecipanti che avranno superato con esito positivo l’intero percorso di apprendimento sarà riconosciuto un numero massimo di crediti formativi universitari (CFU) pari a quindici, e sarà altresì rilasciato un attestato finale. 
Si prevede inoltre una competizione finale nella quale ai primi classificati potranno ricevere premi in denaro, visibilità e percorsi di affiancamento per lo sviluppo delle idee di business. 
I candidati alla selezione devono presentare domanda di ammissione al DigiLab utilizzando l’apposito modulo online reperibile sul sito digilab.poliba.it e allegare iI proprio Curriculum vitae in formato Europeoe una Lettera motivazionale, con descrizione delle proprie inclinazioni, ragioni della scelta e aspettative della partecipazione al DigiLab.
Il Politecnico di Bari, nello svolgimento del corso, si avvarrà del contributo di diversi partner locali, nazionali ed internazionali, tra cui Università, Imprese, Distretti Tecnologici e Produttivi, Associazioni No Profit, Ospedali, Enti pubblici, Operatori del credito e della finanza, Incubatori. 
DigiLab appartiene alla rete italiana dei CLab - Contamination Lab, supportati dal Ministero Istruzione, Università, Ricerca. Può contare su un solido partenariato costituito da imprese, multinazionali, distretti tecnologici, incubatori, come PoliHub del Politecnico di Milano, I3P-Politecnico di Torino, altri “contamination labs” italiani ed esteri.

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Il riscatto e la nuova vita del Castello di Gallipoli è la proposta vincente di una tesi di laurea in architettura del Politecnico di Bari

Bari, 18 ottobre 2018 – La tesi di laurea in architettura, “Il restauro del Castello di Gallipoli”, elaborata da sei neo laureati del Politecnico di Bari, è risultata vincitrice del XXI° concorso nazionale sull’architettura fortificata. 
Il concorso è stato bandito dall’Istituto Italiano dei Castelli, organizzazione nata nel 1964, con sede legale in Castel Sant'Angelo, Roma.riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali, dal 1991. 
I parametri di valutazione della Commissione hanno riguardato: lo studio storico, archeologico e artistico; la salvaguardia e conservazione, l’inserimento nel ciclo attivo della vita contemporanea; la sensibilizzazione scientifica e turistica dell’opinione pubblica. Su questi elementi si distinta la tesi vincitrice dei neo architetti del Poliba: Valentina Bello (Modugno), Mariangela Calabrese (Bari), Simona Ferrante (Bari), Camilla Romanazzi (Sammichele di Bari), Simona Cavallo (Noicattaro), Daniela Cotugno (Monte Sant’Angelo); relatrice, prof. Rossella de Cadilhac. Tra questi, Simona Cavallo e Daniela Cotugno hanno inteso proporre al concorso il lavoro di tesi.
Il castello di Gallipoli, le cui tracce risalgono al periodo bizantino, è un possente quadrilatero dotato di Rivellino (XV° secolo), eretto a protezione dell’ingresso al borgo antico e parte integrante di un più complesso sistema di difesa costituito da una cinta fortificata rafforzata da poderosi bastioni. Si tratta di un organismo architettonico complesso, esito d’innumerevoli stratificazioni, difficilmente identificabili nella loro sequenza temporale, se non dopo accurate indagini.
Le principali fasi costruttive, la cui identificazione è avvenuta attraverso un esercizio critico-interpretativo, ha posto le premesse per orientare le scelte progettuali.
Problema di non agevole soluzione è stato quello della presenza del Rivellino, mutilato nella seconda metà del XVII° secolo quando, per ragioni di difesa e sicurezza, venne diviso in due porzioni murarie. Persa l’originaria funzione in epoca successiva, il Castello fu sede della dogana e guardia di finanza, mentre il Rivellino si adattò a diventare in cinema all’aperto, quasi subito dismesso.
Il progetto, volendo rievocare l’unità figurativa, propone la ricongiunzione delle due porzioni murarie. Propone la rimozione all’interno del Rivellino del volume in muratura aggiunto negli anni quaranta del XX secolo, con funzione di foyer, quando l’opera difensiva venne trasformata in cinema all’aperto e ne propone la sostituzione con un nuovo volume in muratura per favorirne la continuità nonché la fruizione dei nuovi spazi per la cultura, il teatro, musica, la danza, ecc.. Il progetto indaga e propone una nuova rivisitazione del mercato coperto attiguo e più in generale l’integrazione del sistema murario della città, con il castello e lo stesso mercato.Nell’insieme, la proposta progettuale mira ad un riscatto del castello dalla sua condizione di parziale abbandono per trasformarlo in elemento di richiamo a scala urbana e territoriale, assumendo come dato di partenza l’attenzione all’identità del monumento.
La proclamazione e premiazione del primo premio sul restauro del Castello di 
Gallipoli (che ha trovato citazione anche a Bologna, al concorso Sira giovani 2018), avverrà in una apposita manifestazione, il prossimo 27 ottobreore 18:00, presso il Castello di Sannicandro di Bari.

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Morfologia e progetto Urbano. Dal 26 settembre, per tre giorni, studiosi di tutto il mondo al Politecnico di Bari

Bari, 24 settembre 2018 – La città come l’uomo. La città come organismo vivente in continua trasformazione. Le città di oggi, troppo spesso malate, frutto di quella “società liquida” definita da Zygmunt Bauman in cui si rispecchia. Come il corpo umano ogni sua parte deve essere funzionale alla sua integrità e funzionalità. Così è stato in Italia, almeno fino agli anni 50. Questo tempo invece, raccoglie antiche patologie ormai cronicizzate, come ad esempio le periferie, anonime, spesso ripetitive, scadenti, senza identità. Patologie diverse, evidenti e meno nelle diverse aree del mondo, che indubbiamente convergono su un solo punto: la qualità della vita. Ma se la società cambia, e velocemente, come saranno le città che verranno, espressione e necessità del suo esistere? E come considerare quelle del presente?
A queste, e non solo, cercheranno di rispondere studiosi di tutto il mondo che per tre giorni si incontreranno a Bari, da mercoledì, 26 settembre (ore 9.00)al 28 settembre, al Politecnico in occasione del convegno “Leggere gli spazi costruiti. Città in divenire e forma urbana futura” per dar vita alla 4° Conferenza Internazionale dell’ISUFitaly. Evento che si svolgerà per la prima volta a Bari (le precedenti tre edizioni si sono tenute a Roma, presso l’Università “La Sapienza”).Al convegno parteciperanno circa 200 studiosi con 150 contributi provenienti da molti paesi di diversi continenti.
Scopo del convegno sarà quello di proporre un confronto dialettico tra studiosi dell’Architettura, della Progettazione Urbana, dell’Urbanistica, della Storia urbana, del Restauro, della Geografia, sul tema della morfologia urbana riguardata con un’ottica interpretativa fondata sul concetto della “storia operante”. 
Ricerca di un sincretismo multidisciplinare che elude il puro impiego di singole tecniche interpretative e punta alla ricostruzione compiuta della fenomenica urbana nella sua totalità e concreta essenza attraverso lo studio della condizione di “fluidità” mutevole e irriducibile incardinata sugli accadimenti del mondo.
Dunque, la ricerca di un pensiero integrato basato proprio sul dispositivo critico del divenire che costituisce, di fase in fase, l’elemento significante di ogni presente spiegato attraverso il rapporto tra il prima e il dopo: prospettiva di ricerca dell’essereche annuncia la nozione di processo. 
L’infuturarsi della forma urbana nel tempo diventa, quindi, il tema centrale del convegno che propone di stimolare la riflessione sui temi del recupero (non solo della città storica), del riuso degli spazi urbani esistenti, della rigenerazione, della progettazione ex novodi ambiti periferici e periurbani e degli spazi di natura. Senza, tuttavia, tralasciare il tema della sostenibilità non riguardato con lo strabismo di chi si arrende al pre-dominio della “tecnica”.
Le tematiche principali saranno basate su: Teoria, Lettura eProgetto. La teoria riguarderà i seguenti temi:Teorie della forma urbana; Forma urbana tra identità e nuove semantiche spaziali; Lo spazio urbano contemporaneo tra forma e processoForma urbana tra architettura e paesaggioDivenire strutturale o paradigma a-temporale?La Lettura: Forma-struttura della città storicaLettura della morfologia urbana e dei processi insediativiRapporto tra periferia e spazio di natura; Struttura della città informaleMetropoli e megalopoli in divenire. Il Progetto:Città odierna e forma futuraRestauro urbano e ri-costruzione post trauma tra conservazione e innovazioneRiqualificazione del limite urbano; Il progetto urbano tra città e naturaAmbienti urbani ecologici.
L’evento internazionale è organizzato dall’ISUFitaly e dal Politecnico di Bari (Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura), con il supporto di: scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Poliba; Laboratorio LPA dell’Università “La Sapienza” Roma; rivista di architettura Urban Form and Design; Dottorato in Ricerca in Conoscenza e innovazione nel Progetto per il territorio.
Il programma della giornata inaugurale presso l’aula magna ‘Domus Sapientiae’del Dipartimento DICAR di mercoledì, 26 settembre, ore 9:30,prevede: 

Eugenio di Sciascio Rettore del Politecnico di Bari

Giorgio Rocco, Direttore del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura del Politecnico di Bari;

Carlo Moccia, coordinatore didattico Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura del Politecnico di Bari;

Giuseppe Strappa, Presidente della Società Scientifica ISUFitaly;

Renato Rizzi, dell’IUAV che terrà la lectio magistralis: “Monoteismo dell’informe: fare senza creare”. 

Il convegno si concluderà venerdì, 28 settembre.

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Bari Automotive Summer School. Sabato, 22 settembre all’autodromo del Levante di Binetto a conclusione della terza edizione

Bari, 20 settembre 2018 – Si concluderà sabato, 22 settembre all’Autodromo del “Levante” di Binetto la terza edizione della Bari Automotive Summer School. L’iniziativa, in corso di svolgimento (da lunedì scorso17 presso Palazzo “Sagges”, sede del Politecnico nel centro storico della città, domani, 21, presso la sede del rettorato) vivrà nell’ultima giornata la parte pratica-sportiva.
Evento assolutamente unico, aperto a tutti, vedrà in pista i prototipi della Formula SAE, monoposto da corsa progettate e realizzate dalle diverse Università di Ingegneria di tutt’Italia che si sfideranno in prove di abilità con la partecipazione di piloti e collaudatori di Rally e Formula 1. Il Politecnico di Bari sarà presente con la monoposto del Polibacorse. Durante l'evento sarà assegnato il 1° Trofeo “Luigi Mangialardi” al più interessante prototipo realizzato dalle Università in memoria del prof. Mangialardi, già  docente ordinario di meccanica applicata alle macchine e prorettore del Poliba, convinto sostenitore del Polibacorse, scomparso prematuramente lo scorso maggio.
Saranno presenti inoltre, il Porsche Club e l’Old Cars Club. Supportano l'evento l'Automobile Club di Bari e BAT e il SAE di Napoli. Presenterà Antonio Stornaiolo.
La Bari Automotive Summer School, che raccoglie i favorevoli consensi delle precedenti edizioni, è stata curata dal Politecnico di Bari e da Bosch. Quest’anno ha visto la partecipazione di 45 tra ingegneri, dottorandi, laureandi del settore industriale dell’ingegneria (meccanici, gestionali, informatici, elettronici) provenienti da varie sedi internazionali. 
Per l’intera settimana, i partecipanti sono coinvolti in una full-immersion dedicata al mondo dell’auto e della mobilità, ai motori, alle ricerche e alle novità del settore dell’automotive. I partecipanti si interfacciano con docenti universitari ed esperti del mondo industriale di settore per conoscere gli orientamenti e gli scenari prossimi del settore automobilistico. Fra le tematiche previste e affrontate: la modellazione numerica del funzionamento dei motori a combustione interna e delle loro emissioni; i motori elettrici e ibridi; l’interazione con le reti di alimentazione nazionali, lo scenario digitale applicato al mercato dell’automotive, l’internet of think per il controllo e mobilità autonoma dei veicoli.
Di seguito il programma della giornata di sabato, 22 settembre, presso l’Autodromo del “Levante” di Bitetto (Bari)

Ore 9:00 incontro con la Stampa
Eugenio Di Sciascio - Magnifico Rettore, Politecnico di Bari
Antonio Arvizzigno - A.D. Bosch CVIT
Riccardo Amirante - Direttore BASS
Sergio Camporeale - Direttore BASS
Cesare Pianese - Presidente SAE – NA Presidente provinciale ACI
Luca Loiacono - Istruttore, Pilota, Collaudatore
Modera, Antonio Stornaiolo

Ore 9:30 Valutazione tecnica dei progetti Formula SAE (box Team) e apertura dell’area di prova (circuito)
Luca Loiacono (commento tecnico)

Interventi:
Gianpiero Cerrone Laboratory Composite Engineer at Lamborghini Automobili Spa
Giovanni Clemente - F1 Race Engineer & Telemetry Data Analyst at Brembo Spa
Giovanni De Filippis - Senior Dynamic Systems Engineer at McLaren Automotive
Ferrari Club, Porsche Club, Old Cars Club

Ore 11:30 Prove di guida sicura - in pista con:
Antonio Stornaiolo, Luca Loiacono, Francesco Montagna (CEO scuderia Valle D’Itria)
Ore 14:00 Prove dinamiche in pista F-SAE Team,

Ore 18:00 Premiazione alla presenza della famiglia Mangialardi
Premio “Luigi Mangialardi”
Premio Design
Premio Engine
Premio Dynamic.

Al sottostante link, https://www.dropbox.com/s/cbhm0ropi0qml7s/Video%20invito%201%20trofeo%20Mangialrdi.mp4?dl=0 il video di presentazione dell’evento, da parte del Direttore della Scuola BASS e docente del Poliba, prof. Riccardo Amirante.

Comunicato stampa. 


Bari, 20 settembre 2018 – Si concluderà sabato, 22 settembre all’Autodromo del “Levante” di Binetto la terza edizione della Bari Automotive Summer School. L’iniziativa, in corso di svolgimento (da lunedì scorso17 presso Palazzo “Sagges”, sede del Politecnico nel centro storico della città, domani, 21, presso la sede del rettorato) vivrà nell’ultima giornata la parte pratica-sportiva.

Evento assolutamente unico, aperto a tutti, vedrà in pista i prototipi della Formula SAE, monoposto da corsa progettate e realizzate dalle diverse Università di Ingegneria di tutt’Italia che si sfideranno in prove di abilità con la partecipazione di piloti e collaudatori di Rally e Formula 1. Il Politecnico di Bari sarà presente con la monoposto del Polibacorse. Durante l'evento sarà assegnato il 1° Trofeo “Luigi Mangialardi” al più interessante prototipo realizzato dalle Università in memoria del prof. Mangialardi, già  docente ordinario di meccanica applicata alle macchine e prorettore del Poliba, convinto sostenitore del Polibacorse, scomparso prematuramente lo scorso maggio.

Saranno presenti inoltre, il Porsche Club e l’Old Cars Club. Supportano l'evento l'Automobile Club di Bari e BAT e il SAE di Napoli. Presenterà Antonio Stornaiolo.

La Bari Automotive Summer School, che raccoglie i favorevoli consensi delle precedenti edizioni, è stata curata dal Politecnico di Bari e da Bosch. Quest’anno ha visto la partecipazione di 45 tra ingegneri, dottorandi, laureandi del settore industriale dell’ingegneria (meccanici, gestionali, informatici, elettronici) provenienti da varie sedi internazionali. 

Per l’intera settimana, i partecipanti sono coinvolti in una full-immersion dedicata al mondo dell’auto e della mobilità, ai motori, alle ricerche e alle novità del settore dell’automotive. I partecipanti si interfacciano con docenti universitari ed esperti del mondo industriale di settore per conoscere gli orientamenti e gli scenari prossimi del settore automobilistico. Fra le tematiche previste e affrontate: la modellazione numerica del funzionamento dei motori a combustione interna e delle loro emissioni; i motori elettrici e ibridi; l’interazione con le reti di alimentazione nazionali, lo scenario digitale applicato al mercato dell’automotive, l’internet of think per il controllo e mobilità autonoma dei veicoli.

Di seguito il programma della giornata di sabato, 22 settembre, presso l’Autodromo del “Levante” di Bitetto (Bari)

Ore 9:00 incontro con la Stampa
Eugenio Di Sciascio - Magnifico Rettore, Politecnico di Bari
Antonio Arvizzigno - A.D. Bosch CVIT
Riccardo Amirante - Direttore BASS
Sergio Camporeale - Direttore BASS
Cesare Pianese - Presidente SAE – NA Presidente provinciale ACI
Luca Loiacono - Istruttore, Pilota, Collaudatore
Modera, Antonio Stornaiolo

Ore 9:30 Valutazione tecnica dei progetti Formula SAE (box Team) e apertura dell’area di prova (circuito)
Luca Loiacono (commento tecnico)
Interventi:
Gianpiero Cerrone Laboratory Composite Engineer at Lamborghini Automobili Spa
Giovanni Clemente - F1 Race Engineer & Telemetry Data Analyst at Brembo Spa
Giovanni De Filippis - Senior Dynamic Systems Engineer at McLaren Automotive
Ferrari Club, Porsche Club, Old Cars Club

Ore 11:30 Prove di guida sicura - in pista con:
Antonio Stornaiolo, Luca Loiacono, Francesco Montagna (CEO scuderia Valle D’Itria)

Ore 14:00 Prove dinamiche in pista F-SAE Team,

Ore 18:00 Premiazione alla presenza della famiglia Mangialardi
Premio “Luigi Mangialardi”
Premio Design
Premio Engine
Premio Dynamic.

Al sottostante link, https://www.dropbox.com/s/cbhm0ropi0qml7s/Video%20invito%201%20trofeo%20Mangialrdi.mp4?dl=0 il video di presentazione dell’evento, da parte del Direttore della Scuola BASS e docente del Poliba, prof. Riccardo Amirante.

 

Terza edizione.Da questa mattina, per tutta la settimana, presso la sede del Politecnico, nel centro storico di Bari.L’iniziativa è curata dal Poliba e da Bosch

Bari, 17 settembre 2018 – Ha avuto inizio questa mattina, 17 settembre, presso Palazzo Sagges, sede del Politecnico di Bari nel centro storico della città, la terza edizione della“Bari Automotive Summer School”. L’iniziativa, che raccoglie i favorevoli consensi delle precedenti edizioni, è curata dal Politecnico di Bari e da Bosch e vede la partecipazione di 45 tra ingegneri, dottorandi, laureandi del settore industriale dell’ingegneria (meccanici, gestionali, informatici, elettronici) provenienti anche da varie sedi internazionali.  Saranno loro i protagonisti, per l’intera settimana, di una full-immersion dedicata al mondo dell’auto e della mobilità, ai motori, alle ricerche e alle novità del settore dell’automotive. I partecipanti si interfacceranno con docenti universitari ed esperti del mondo industriale di settore per conoscere gli orientamenti e gli scenari prossimi del settore automobilistico. Fra le tematiche in programma: la modellazione numerica del funzionamento dei motori a combustione interna e delle loro emissioni; i motori elettrici e ibridi; l’interazione con le reti di alimentazione nazionali, ma anche lo scenario digitale applicato al mercato dell’automotive, l’internet of think per il controllo e mobilità autonoma dei veicoli. 
Questa mattina, alla presentazione e avvio della terza edizione dellaBari Automotive Summer School erano presenti: il prorettore vicario del Politecnico di Bari, Vito Albino; il Direttore della Scuola e delegato del Poliba alla Comunicazione istituzionale e immagine, Riccardo Amirante, docente di Sistemi Energetici; l’Amministartore Delegato del centro Veicoli Italia di Bosch, Antonio Arvizzigno; Sergio Camporeale, anch’egli Direttore della Scuola e docente del Politecnico pugliese. 
I lavori della prima giornata si concluderanno oggi nel tardo pomeriggio e riprenderanno domattina alle ore 8.30. 
La Summer School 2018 troverà il suo momento conclusivo sabato, 22 settembre, presso l’Autodromo del Levante di Binetto, con un evento assolutamente particolare, aperto a tutti, con la partecipazione del Ferrari Club, del Porsche Club, dellìOld Cars Club, intervento di piloti e collaudatori di Rally e Formula 1, con prove su pista dei prototipi della Formula SAE, le monoposto da corsa progettare e realizzate dalle diverse Università di Ingegneria di tutt’Italia. Partecipa l’AC-BaBat, il SAE-NA, presenta Antonio Stornaiolo.

Comunicato stampa. 

SACU 2018. Una tesi di laurea di ricerca di sei neo laureati in architettura del Poliba 

Bari, 5 settembre 2018 – Hydruntum, Reame di Napoli. E’ l’alba. E’ l’anno domini 1480 del mese di luglio del giorno 28. Quei mai sopiti timori che vengono da est diventano verità. Le navi, con i vessilli della mezza luna, di Maometto II, apparse come fantasmi, cingono dal mare la città. L’obiettivo del Sultano Ottomano è chiaro: dopo Costantinopoli, conquistare Roma e la cristianità. 
A nulla servirà la resistenza dei cittadini idruntini che tenteranno una eroica difesa nel castello in attesa delle truppe del re Ferdinando II. La resistenza verrà piegata in due settimane e gli irriducibili, che diverranno martiri, saliranno sul colle della Minerva in 800.
Quei fatti, tra storia e legenda, segneranno per sempre la storia di Otranto. Nella battaglia d’assedio l’uso delle armi da fuoco (bombarde) degli assalitori distrussero l’antico castello di provenienza normanno-sveva, a base quadrangolare, inadeguato ai nuovi mezzi d’attacco. L’attuale configurazione infatti, è l’esito di continue modiche avviate dopo l’assedio nel 1480. Il drammatico evento aveva messo in evidenza l’assoluta inadeguatezza delle preesistenti opere fortificate a fronte dell’evoluzione dei metodi di offesa mediante l’uso delle polvere da sparo. Riconquistata la città, gli aragonesi avviarono un’opera di potenziamento del sistema difensivo della regione rafforzando la rete dei castelli, in particolare lungo la costa ionica e adriatica. Otranto, Gallipoli, Brindisi e Taranto diventarono i caposaldi. I castelli, tra questi anche quello di Otranto, vennero adeguati a nuove architetture militari che tennnero conto dei nuovi mezzi d’offesa.
Intorno al 1492, l’intera città venne chiusa da un circuito continuo, sopraelevando le murature con un percorso di ronda, irrobustendo le basi con muri scarpati, rafforzando una delle due porte di accesso alla città: porta Alfonsina.
I lavori di adeguamento proseguirono nei decenni successivi con gli spagnoli del viceregno di Napoli. La fortificazione venne ulteriormente potenziata sul finire del Cinquecento con l’aggiunta di due Bastioni pentagonali, la cosiddetta Punta di Diamante protesa verso il porto a protezione del castello.
L’impianto cinquecentesco rimase pressoché inalterato sino agli inizi del XX secolo quando, per esigenze pratiche, si realizzarono piazze e nuovi collegamenti viari. Tali interventi incisero profondamente sul destino del castello e della attigua città, pregiudicando le antiche relazioni reciproche urbanistiche.
L’attuale sottoutilizzo del castello, nonostante il buono stato di conservazione generale, la parziale relazione, fra il castello, il fossato, il circuito fortificato e il centro antico hanno messo in evidenza alcuni nodi problematici. A ciò si è interessato un Laboratorio di Laurea di Architettura del Politecnico di Bari. Il lavoro di ricerca, oggetto di tesi, “Sistemi Fortificati in Terra d’Otranto. Studi analitici e percorsi interpretativi: il Castello di Otranto”, ha individuato una soluzione progettuale di conservazione e valorizzazione d’insieme. La qualità progettuale, non è passata inosservata alla commissione della 18° edizione del premio d’Architettura, SACU 2018, tenutasi a Camerino (MC) lo scorso agosto che ne ha riconosciuto il valore con apposita menzione.
La proposta, è un attento studio, condotto dai neo architetti: Baldassarre Viviana (Bitonto), Borrelli Alessia (Sammichele di Bari), Carbonara Domenico (Giovinazzo), Galanto Carla (Monopoli), Giaquinto Alessia (Palo del Colle), Mastandrea Erica (Modugno) con la super visione della relatrice, prof. Rossella de Cadilhac, docente di restauro al Poliba.Essaconduce ad una parziale riconversione d’uso del castello mirando a recuperare il rapporto con la città adiacente attraverso supporti e cuciture di integrazione ed interscambio, castello-città. In particolare, l’ipotesi progettuale, intende riscattare il fossato dalle condizioni di isolamento, puntando su un itinerario di visita che dalla Porta Alfonsina scende alla quota più bassa lungo il circuito fortificato dell’antemurale, raggiunge il castello e prosegue verso il Porto.
La conservazione passa anche attraverso la valorizzazione. In sintonia con le risorse, i bisogni e le aspettative della collettività locale, il progetto propone la trasformazione del castello in un museo emozionale, capace di attrarre abitanti del luogo e turisti che vengono guidati lungo un itinerario di visita alla scoperta delle fasi costruttive del castello condizionate dall’evoluzione dell’arte poliorcetica e delle tecniche ossidionali; della storia evolutiva della città di Otranto e del suo territorio; della cultura del luogo, attraverso racconti letterari interattivi che, non escludendo l’aspetto ludico, coinvolgono le varie forme dell’espressione artistica.

Comunicato stampa.

Anticendio trasporti. Dalla Puglia un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato

Bari, 3 settembre 2018 – Sono ancora vivide nella memoria le immagini dell’incendio e dell’esplosione dell’autocisterna, contenente GPL, sulla tangenziale di Bologna del 6 agosto scorso. Il tragico episodio si aggiunge a tanti altri e pone in maniera pressante la questione della sicurezza dei mezzi di trasporto pesanti, specie se adibiti al trasporto di sostanze pericolose, tossiche e/o infiammabili.
Una soluzione efficace di prevenzione è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Bari afferenti al Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management (guidati dai proff. Salvatore Digiesi, Giovanni Mummolo e Antonio Domenico Ludovico) su un’idea progettuale della Item Oxygen srl, una importante realtà del territorio pugliese, con sede ad Altamura, impegnata in numerose progettualità di Ricerca e Sviluppo in ambito tecnologico e biomedicale.
Il Gruppo di lavoro delle due parti ha progettato e realizzato infatti, un sistema prototipale per l’estinzione di incendi da installarsi a bordo di mezzi pesanti di trasporto merci e persone, denominato ‘T-fire System’.
Come è noto, le principali fonti di innesco d’incendio a bordo sono: il vano motore, il sistema frenante e l’impianto elettrico.
Il T-Fire System è un dispositivo che consente il monitoraggio e lo spegnimento di incendi su mezzi pesanti di trasporto. Il dispositivo è in grado di effettuare la rilevazione automatica di eventi critici, assicurata da un sistema di monitoraggio costante del mezzo di trasporto (temperature nel vano motore e freni, pressioni e temperature degli pneumatici, stato del circuito di distribuzione del mezzo estinguente) e permette al conducente, nella cabina di guida, di rendersi conto dello stato di sicurezza del sistema di trasporto e di agire solo se necessario ed in condizioni di massima sicurezza. Inoltre, il T-Fire permette l’intervento manuale del conducente grazie alla presenza di impianto semiautomatico per l’estinzione di un principio di incendio sul proprio mezzo e su quello di altri mezzi soggetti al fenomeno.
Il sistema, dopo accurate sperimentazioni e simulazioni in piena scala di estinzioni di incendio, ha condotto alla brevettazione (europea ed internazionale) e relativa certificazione  PED 2014/68/UE del T-Fire System.
Esso infatti, risponde ai nuovi e più stringenti requisiti di sicurezza che sono richiesti da regolamenti nazionali e Comunitari (ADR 2017 ed il recente aggiornamento DIRETTIVA (UE) 2018/217) ai sistemi di estinzione incendi a bordo di una vasta gamma di veicoli a unico piano, a due piani, rigidi o snodati.
Gli incendi a bordo. Con l’aumento dei mezzi pesanti in circolazione il fenomeno degli incendi a bordo è diventato ampio e crescente nelle sue dimensioni statistiche ed ha coinvolto anche i mezzi pesanti di trasporto persone, urbano ed extra-urbano, causando un crescente numero di vittime.
Nel 2016, in Italia, hanno circolato circa 50 milioni di autoveicoli dei quali circa 98000 autobus, 4 milioni di autocarri per trasporto merci e speciali e 162000 motrici (Annuario Statistico A.C.I. 2017). Accanto al numero crescente di mezzi pesanti coinvolti in incendi, la presenza di trafori e gallerie (l’Italia è seconda solo al Giappone per numero di tunnel e assorbe il 60% di tutte le gallerie presenti sulle reti Ue) rende questi incendi spesso catastrofici in termini di vite umane perdute (traforo del Monte Bianco, 1999; tunnel del Frejus, 2005). Il caso più recente è del 25 agosto in cui un mezzo pesante, andato a fuoco sotto la galleria Grottammare, ha generato notevoli disagi alla viabilità autostradale sulla A14.
Il nuovo dispositivo antincendio, T-Fire, finanziato dal Fondo Innovazione Tecnologica del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato citato come uno dei casi di successo della linea di intervento FIT (http://www.ponic.gov.it/sites/PON/storie_successo/T-fire_di_Item_Oxygen_1456149951625).
L’intero progetto ha rappresentato un esempio concreto e virtuoso di collaborazione fra impresa e istituzioni congiuntamente volte ad offrire nuove conoscenze e prodotti ad elevato contenuto tecnologico finalizzati alla sicurezza delle persone ed al benessere sociale.

Comunicato Stampa

Anticendio trasporti. Dalla Puglia un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato

Bari, 3 settembre 2018 – Sono ancora vivide nella memoria le immagini dell’incendio e dell’esplosione dell’autocisterna, contenente GPL, sulla tangenziale di Bologna del 6 agosto scorso. Il tragico episodio si aggiunge a tanti altri e pone in maniera pressante la questione della sicurezza dei mezzi di trasporto pesanti, specie se adibiti al trasporto di sostanze pericolose, tossiche e/o infiammabili.
Una soluzione efficace di prevenzione è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Bari afferenti al Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management (guidati dai proff. Salvatore Digiesi, Giovanni Mummolo e Antonio Domenico Ludovico) su un’idea progettuale della Item Oxygen srl, una importante realtà del territorio pugliese, con sede ad Altamura, impegnata in numerose progettualità di Ricerca e Sviluppo in ambito tecnologico e biomedicale.
Il Gruppo di lavoro delle due parti ha progettato e realizzato infatti, un sistema prototipale per l’estinzione di incendi da installarsi a bordo di mezzi pesanti di trasporto merci e persone, denominato ‘T-fire System’.
Come è noto, le principali fonti di innesco d’incendio a bordo sono: il vano motore, il sistema frenante e l’impianto elettrico.
Il T-Fire System è un dispositivo che consente il monitoraggio e lo spegnimento di incendi su mezzi pesanti di trasporto. Il dispositivo è in grado di effettuare la rilevazione automatica di eventi critici, assicurata da un sistema di monitoraggio costante del mezzo di trasporto (temperature nel vano motore e freni, pressioni e temperature degli pneumatici, stato del circuito di distribuzione del mezzo estinguente) e permette al conducente, nella cabina di guida, di rendersi conto dello stato di sicurezza del sistema di trasporto e di agire solo se necessario ed in condizioni di massima sicurezza. Inoltre, il T-Fire permette l’intervento manuale del conducente grazie alla presenza di impianto semiautomatico per l’estinzione di un principio di incendio sul proprio mezzo e su quello di altri mezzi soggetti al fenomeno.
Il sistema, dopo accurate sperimentazioni e simulazioni in piena scala di estinzioni di incendio, ha condotto alla brevettazione (europea ed internazionale) e relativa certificazione  PED 2014/68/UE del T-Fire System.
Esso infatti, risponde ai nuovi e più stringenti requisiti di sicurezza che sono richiesti da regolamenti nazionali e Comunitari (ADR 2017 ed il recente aggiornamento DIRETTIVA (UE) 2018/217) ai sistemi di estinzione incendi a bordo di una vasta gamma di veicoli a unico piano, a due piani, rigidi o snodati.
Gli incendi a bordo. Con l’aumento dei mezzi pesanti in circolazione il fenomeno degli incendi a bordo è diventato ampio e crescente nelle sue dimensioni statistiche ed ha coinvolto anche i mezzi pesanti di trasporto persone, urbano ed extra-urbano, causando un crescente numero di vittime.
Nel 2016, in Italia, hanno circolato circa 50 milioni di autoveicoli dei quali circa 98000 autobus, 4 milioni di autocarri per trasporto merci e speciali e 162000 motrici (Annuario Statistico A.C.I. 2017). Accanto al numero crescente di mezzi pesanti coinvolti in incendi, la presenza di trafori e gallerie (l’Italia è seconda solo al Giappone per numero di tunnel e assorbe il 60% di tutte le gallerie presenti sulle reti Ue) rende questi incendi spesso catastrofici in termini di vite umane perdute (traforo del Monte Bianco, 1999; tunnel del Frejus, 2005). Il caso più recente è del 25 agosto in cui un mezzo pesante, andato a fuoco sotto la galleria Grottammare, ha generato notevoli disagi alla viabilità autostradale sulla A14.
Il nuovo dispositivo antincendio, T-Fire, finanziato dal Fondo Innovazione Tecnologica del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato citato come uno dei casi di successo della linea di intervento FIT (http://www.ponic.gov.it/sites/PON/storie_successo/T-fire_di_Item_Oxygen_1456149951625).
L’intero progetto ha rappresentato un esempio concreto e virtuoso di collaborazione fra impresa e istituzioni congiuntamente volte ad offrire nuove conoscenze e prodotti ad elevato contenuto tecnologico finalizzati alla sicurezza delle persone ed al benessere sociale.

Comunicato Stampa

Il 27 luglio a ManfredoniaXXVII° Premio Internazionale di Cultura “Re Manfredi”

Bari, 23 luglio 2018 – Tra i nomi che saranno premiati a Manfredonia, alla XXVII° edizione del Premio Internazionale di Cultura “Re Manfredi”, figura il prof. Vincenzo Spagnolo, docente di fisica sperimentale del Politecnico di Bari. Il prestigioso riconoscimento gli è stato attribuito per la ricerca scientifica. 
Gli altri premiati sono: Raffaele Cantone, magistrato anticamorra, Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione e supervisore della Pubblica Amministrazione (ANAC)per la legalità; Don Luigi Ciotti, Presidente Associazione Libera contro le Mafie,esponente di spicco della lotta alle mafieper la lotta alle mafie;Antonio La Scala, Presidente dell’associazione Penelope,impegnato in prima fila nella lotta al femminicidio; Ugo Patroni Griffi, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionaleper il servizio pubblico; Raffaele Mazzeo per l’imprenditoria; Chiara Taigi, soprano, per la lirica; Roberta Di Laura, ballerina di fama mondiale, componente del Consiglio Internazionale della Danza di Parigi per la danza classica.
Il prof. Spagnolo, nato a Manfredonia, 51 anni fa, coniugato, con tre figli, è un ricercatore del Politecnico di Bari. Dopo la maturità scientifica al “Galilei” di Manfredonia, consegue la laurea con lode in Fisica nel 1991 all’Università di Bari, e, nel 1994, il Dottorato di Ricerca in Fisica con il quale si avvia nella carriera universitaria. Attualmente è responsabile dell’Unità di Ricerca del Politecnico di Bari per numerosi progetti. Dal 2015 è Professore associato di Fisica Sperimentale al Politecnico di Bari presso il Dipartimento Interateneo di Fisica. La sua attività di ricerca svolta dal 1991 ad oggi ricade nell’ambito della Fisica Sperimentale della Materia, con particolare riferimento allo studio ed applicazioni di dispositivi fotonici in spettroscopia e sensoristica ottica. Vanta due brevetti.Per le competenze acquisite in questi ambiti, che lo pongono tra gli esperti leader a livello internazionale nello studio e realizzazione di sensori ottici di gas basati su sorgenti laser, da poco più di un anno il Prof. Spagnolo è a capo del laboratorio pubblico-privato PolySense, nato dalla collaborazione tra Politecnico di Bari e Thorlabs GmbH allo scopo di progettare e realizzare sensori innovativi su drone per monitoraggi ambientali e la rivelazione di idrocarburi in giacimenti petroliferi. I risultati ottenuti nello sviluppo di sensori ottici per la rivelazione di tracce gassose e la realizzazione di accordi di collaborazione con industrie leader al mondo e prestigiose università extra-europee, hanno portato all’attribuzione del premio Re Manfredi e dell’onorificenza di “senior membership OSA.
Il Premio “Re Manfredi”, nato nel 1992 e sostenuto da una apposita fondazione è una tra le più longeve e prestigiose manifestazioni culturali di Puglia.
Ogni anno, con continuità, una apposita commissione, individua e premia coloro che, nel campo delle scienze, delle lettere, arti e professioni hanno contribuito al progresso civile.In particolare, il Premio, pone attenzione ai contenuti e a chi, con la propria opera, ha contribuito a tenere alto il nome della Puglia, rimanendovi, investendo in essa ed accettando il rischio delle grandi sfide. 
La cerimonia di premiazione della XXVII° edizione del premio “Re Manfredi” è prevista per venerdì, 27 luglio, ore 20,30, presso il porto turistico a Manfredonia, città fondata da Re Manfredi di Svevia, figlio di Federico II.

Comunicato stampa. 

Architettura. Riscoprire e valorizzare i simboli delle identità: il Politecnico di Bari con due progetti di restauro ad Acaya  

I Castelli di Gallipoli e Ginosa tra i venti finalisti del concorso Eco-Tourism PRIZE 18

Bari, 4 luglio 2108 – I progetti di restauro architettonico dedicati ai castelli di Gallipoli e Ginosa figurano tra i venti finalisti di Acaya (Lecce) del concorso Eco-Tourism PRIZE 18.

L’iniziativa riservata a giovani professionisti architetti, ingegneri e designer con non più di 40 anni di età è stata promossa da Eco-Tourism s.l.r.s. nell’ambito del progetto ECO-Tourism, vincitore del bando “PIN – Pugliesi Innovativi” PO Puglia 2014-2020 Asse VIII Azione 8.4. della Regione Puglia con lo scopo di sviluppare una cultura dell’uso sostenibile del territorio attraverso una pratica del progetto capace di gestire le risorse disponibili, in maniera equilibrata con l’ambiente naturale.

I due progetti, dedicati al restauro e utilizzo dei Castelli di Gallipoli e Ginosa, selezionati dall’apposita giuria del concorso, sono stati oggetto di apposite tesi di laurea di dodici studenti di Architettura del Politecnico di Bari.

In totale sono stati venti (secondo regolamento) i progetti ammessi alla finale del concorso, suddivisi nelle due tematiche progettuali previste: Scala Edilizia (valorizzazione patrimonio edilizio) e Scala Territoriale (sviluppo economico locale delle aree di particolare valore ambientale e paesaggistico in stato di progressivo degrado e/o abbandono).

Nella finale, prevista nel Castello di Acaya (Lecce), venerdì, 6 luglio, ore 16.00, in occasione del workshop, “Il Salento dimenticato: il patrimonio rurale tra memoria e sviluppo sostenibile” (ore 10.30), i venti candidati finalisti presenteranno la loro proposta progettuale e, a conclusione, la commissione eleggerà il progetto vincitore per ogni singola sezione. Inoltre, sarà assegnata la Menzione d’Onore a otto progetti che si saranno distinti per la loro congruenza con le rispettive tematiche.

I castelli e la Puglia. La Puglia, ma più in particolare la penisola Salentina, vive storicamente una sorta di continuità dal 270 a.c., quando l’intero Salento viene assoggettato a Roma e ne diventa principale base commerciale e militare per l’Oriente. Esso transita, quasi in continuità, dall’Impero Romano d’Occidente (395 d.c.) a quello Romano d’Oriente, e ne fa parte fino al 1071 d.c., quando l’intero territorio diventa dominio normanno. L’arrivo dal nord dei Longobardi infatti, ma più efficacemente dei Normanni, crea inevitabili attriti, conflitti, guerre con i Bizantini (Romani d’Oriente) fino alla fine dell’XI secolo. L’ultimo sussulto è del 1131 con l’assedio di Tancredi di Altavilla agli irriducibili bizantini di Gallipoli. L’ultima luce del Romano impero d’oriente in Puglia è del 1156. La spegne, per sempre, il normanno, re di Sicilia, Guglielmo I, detto il Malo. Sono i Normanni che propongono e costruiscono nuovi sistemi di difesa a presidio di luoghi strategici o di abitati. Sono essenzialmente possenti torri a base quadrata. Torri che vengono ampliate, modificate dagli svevi. Altre possenti architetture difensive vengono erette per scelte strategiche militari e per segno di potere. L’opera di fortificazione interna e sulla costa prosegue con gli angioini ma soprattutto con gli aragonesi che, a seguito dell’uso della polvere da sparo e delle nuove tecniche d’attacco rimaneggia tali fortificazioni. Il canale d’Otranto intanto diventa una linea di confine evidente tra occidente e oriente. La minaccia saracena e mussulmana (Otranto: 1480; Castro 1537) suggellano il pericolo per le genti della puglia tardo-medioevale e rinascimentale. Prosegue con la corona di Spagna dei vicerè che costruisce nuovi sistemi difensivi, soprattutto sulla costa: le torri di avvistamento. Si conteranno in Puglia circa 120 castelli e numerosissime torri costiere. In tale contesto storico si collocano i castelli di Gallipoli e Ginosa. Origini comuni: i Normanni, per luoghi e storie diverse, sul mare il primo, nell’entroterra il secondo, entrambi nell’arco Jonico ma con anime distinte.

“Il Castello di Gallipoli. Dallo studio analitico ad un progetto di restauro e allestimento museale” è stato il lavoro di ricerca svolto dalle neolaureate del Politecnico di Bari, Valentina Bello (Modugno), Mariangela Calabrese (Bari), Simona Ferrante (Bari), Camilla Romanazzi (Sammichele di Bari), Simona Cavallo (Noicattaro), Daniela Cotugno (Monte Sant’Angelo). Relatrice, prof. Rossella de Cadilhac.

Simona Cavallo e Daniela Cotugno hanno inteso proporre al concorso il lavoro di tesi, secondo i canoni richiesti.

Il progetto è incentrato sull’analisi, la salvaguardia e la valorizzazione del monumento, un possente quadrilatero posto a protezione del Borgo Antico e parte integrante del sistema di difesa urbana costituito da cinta fortificata e bastioni, del quale ne rappresenta la testa di ponte. La fortezza costituisce un unicum nell’ambito delle strutture fortificate in quanto a dimensioni, articolazione delle fasi storico-evolutive e scenografia naturale, per essere circondato su tre lati dal mare, tutti aspetti che gli conferiscono sia un valore storico-architettonico che ambientale-paesaggistico.

Lo studio si è basato sul rilievo utile all’identificazione delle stratificazioni storiche. Il progetto di restauro prevede, da un lato, il recupero e la valorizzazione del Rivellino (struttura architettonica militare posta a difesa del Castello) mutilato nel XVII sec., e, dall’altro, la restituzione in chiave contemporanea dell’antico collegamento tra Rivellino e Castello e dei camminamenti di ronda secondo un itinerario di visita che si snoda dal Mercato, al Castello, al Rivellino, collegando le Torri e gli ambienti ai vari livelli, con l’obiettivo di offrire al visitatore un racconto della storia evolutiva del castello attraverso la lettura dei segni materiali delle stratificazioni storiche, ponendo attenzione alla conservazione della materia antica di cui è costituito il complesso architettonico, per rendere leggibili i segni delle vicende costruttive. Il progetto sul Castello di Gallipoli propone, inoltre, la valorizzazione del complesso fortificato attraverso la scelta di funzioni integrate che prevedono: la conversione del Rivellino in spazio dedicato alle espressioni artistiche (musica, danza, teatro, cinema); l’introduzione, negli ambienti posti al secondo livello del Castello di un’Accademia di Musica Barocca; l’inserimento di attività artigianali (le “Officine della Cartapesta”) nei magazzini dismessi posti al seminterrato, in sintonia con la tradizione locale della lavorazione della cartapesta; il potenziamento degli esercizi commerciali al piano terra, la valorizzazione del Mercato grazie all’aggiunta di un’area di ristorazione.

Il progetto prevede infine, una integrazione fisica e visiva del complesso Castello-Rivellino con il sistema difensivo del Borgo Antico. L’itinerario è prefigurato con un percorso in cui si rimette in luce il preesistente basolato, ora nascosto da uno strato di asfalto, che dal Castello giunge al centro antico per mezzo del percorso matrice e del circuito ad anello lungo le mura bastionate.

 

“Il Castello normanno di Ginosa. Progetto di salvaguardia e valorizzazione di una memoria” è invece il progetto proposto dai sei laureati: Antonio Albanese (Locorotondo), Federica Allegretti (Monopoli), Carla Castellana (Putignano), Angela Colamonico (Santeramo), Federica Fiorio (Bitonto), Martino Marasciulo (Fasano). Relatrice, prof.ssa Rossella de Cadilhac.

La conoscenza storico-strutturale del Castello di Ginosa è il presupposto fondamentale, sia ai fini della stabilità del complesso fortificato, che per la scelta di un efficace e al tempo stesso rispettoso intervento di restauro che tenga conto della successione delle stratificazioni storiche. Il progetto si suddivide essenzialmente in due parti: la prima, mira ad assicurare la stabilità del Castello con interventi di riabilitazione strutturale e messa in sicurezza; la seconda, contempla la nuova destinazione funzionale, compatibile, rispettosa e utile alla collettività locale.

Nella convinzione che il Castello di Ginosa possa diventare un catalizzatore socio-culturale e uno strumento di promozione e valorizzazione del territorio, dopo attente analisi, il progetto propone di trasformare il Castello in un luogo esperienziale con finalità ludico-didattiche, interattivo, in cui si relazionano il gioco con le discipline dell’arte, della scienza e dell’archeologia.