La legge regionale n. 17 del 23 giugno 2006, "Disciplina della tutela e dell'uso della costa", regola l'esercizio delle funzioni amministrative connesse alla gestione del demanio marittimo e delle zone del mare territoriale conferite dallo Stato, individuando le funzioni trattenute in capo alla Regione e quelle conferite ai Comuni e alle Province.
L'esercizio di queste funzioni ha luogo sulla base della pianificazione che si articola nei livelli regionale e comunale.
La pianificazione regionale si attua mediante il Piano Regionale delle Coste (P.R.C.).
Nell'ambito delle attività finalizzate alla redazione del Piano Regionale delle Coste è stata stipulata una Convenzione tra la Regione Puglia, Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica (DIAC) - LIC e il Dipartimento di Architettura e Urbanistica (DAU).
La firma della Convenzione è avvenuta nell'Agosto 2006, mentre il termine delle attività è datato all'Agosto del 2007.
Dipartimento di Architettura e Urbanistica (D.A.U.)
Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica (D.I.A.C.) - Laboratorio di Ricerca e Sperimentazione per la Difesa delle Coste (L.I.C.)
La Legge regionale della Puglia prevede che il Piano Regionale delle Coste, tra l'altro, debba:
Le attività finalizzate alla redazione del Piano Regionale delle Coste hanno fornito:
Nella individuazione dell'ambito di studio è stato importante fare riferimento sia ai caratteri fisici e all'antropizzazione della fascia costiera, sia ai criteri di carattere ambientale che definiscono le "trasformazioni" e i processi che le determinano.
Vista dunque l'eterogeneità e la complessità con cui si presenta l'intero territorio costiero regionale, non è stata condivisa l'idea di definire un ambito di studio costante per tutta la regione, o di utilizzare come limite i confini amministrativi dei comuni costieri.
E' stato ritenuto più utile definire un ambito di studio a geometria variabile a seconda delle specifiche situazioni in cui si presenta la fascia costiera.
Tale scelta è importante anche per coordinare il Piano Regionale delle Coste con altri piani sovraordinati, quale, per esempio, quello Paesaggistico.
Alcuni criteri di carattere ambientale per definire l'ambito di studio sono stati:
Verso terra l'ambito di studio è definito da un limite variabile a seconda delle caratteristiche ambientali specifiche del luogo.
Verso mare è invece definito dalla linea di costa individuata sulla base di ortofoto recenti e della dividente demaniale.
Nell'attuazione della Gestione Integrata delle Coste occorrerà estendere l'ambito di studio verso mare introducendo le componenti di biologia marina. Questo è un aspetto sul quale si sta molto discutendo a livello europeo e nazionale per individuare delle linee guida.
Per un corretto studio delle aree costiere è stato opportuno procedere all'individuazione dei tratti di litorale in cui il trasporto solido, dovuto al moto ondoso e alle correnti litoranee, è confinato; tali tratti sono definiti come Unità Fisiografiche.
Le sette unità definite sono visibili nell'immagine sottostante.
Nella area litoranea così determinata si è proceduto alla definizione dello stato della costa pugliese, delle strutture ed infrastrutture esistenti, del grado di utilizzazione, del grado di antropizzazione, dei rischi geologici e idrologici, dei fenomeni di instabilità e di criticità in genere.
E' stato anche approfondito il legame esistente tra gli sviluppi turistici e i paesaggi costieri, analizzando le molteplici attrezzature turistiche e ricreative.
Per ognuna delle Unità Fisiografiche sono stati individuati:
Esempi di individuazione e classificazione delle proprietà della fascia costiera:
Un ulteriore elemento preso in considerazione nella pianificazione costiera è l'esistenza di "invarianti" (elementi identitari) del territorio come i centri abitati e le aree di particolare pregio storico naturalistico di cui garantire la conservazione.
Andando oltre gli obiettivi del Piano Regionale delle Coste, inteso come mero strumento di regolamentazione della fruibilità dell'area strettamente demaniale, sono state definite le "condizioni di stato" in cui versa l'intera fascia costiera nelle sue "criticità," e "sensibilità", in relazione ad una molteplicità di fattori, endogeni (fenomeni naturali) ed esogeni (pressioni esercitate dall'esterno).
Si sono individuati su tutta la fascia demaniale della costa pugliese differenti livelli di criticità all'erosione dei litorali sabbiosi e differenti livelli di sensibilità storico ambientale associata alle peculiarità territoriali del contesto.
La sensibilità ambientale è stata definita in funzione di una molteplicità di indicatori che rappresentano lo stato fisico della fascia costiera (comprendente l'area demaniale e il suo contesto territoriale di riferimento), in relazione anche al sistema delle norme di tutela che ne sottolineano la valenza ambientale.
La sensibilità rappresenta lo stato della fascia costiera dal punto di vista storico ambientale e per questo motivo sono stati individuati una serie di criteri che, opportunamente pesati, contribuiscono a definirla. Per definire la sensibilità si è suddivisa l'intera linea di costa in tratti della lunghezza di 100 m.
I criteri sono stati "pesati", tramite analisi gerarchica AHP, proposta da T. L. Saaty (1985).
Il risultato di questa operazione ha portato a classificare ogni tratto di costa secondo uno dei tre valori di sensibilità: alta, media e bassa.
Successivamente è stata effettuata una operazione di correzione della classificazione automatica cercando di raggruppare tratti di costa contigui in un unico livello di sensibilità sulla base della prevalenza.
Questa operazione è stata effettuata secondo dei criteri cautelativi che hanno portato in molti casi ad estendere il livello di sensibilità maggiore a tratti con sensibilità minore tenendo anche conto che quando si ha a che fare con territori sensibili dal punto di vista ambientale gli effetti di una determinata azione vanno al di là dell'area specifica su cui questa azione si realizza.
Lo studio della criticità all'erosione delle coste sabbiose è stato condotto analizzando le linee di costa del 1992, 2000 e 2005.
La linea di costa del 1992 (Ministero dei Trasporti) è implementata nel SID - Sistema Informativo DEMANIO (ricavata dalle foto aeree eseguite in quell'anno dalla società Rilter su incarico del Ministero).
La linea di costa 2000 prodotta dall'APAT (ricavata dal volo eseguito tra il maggio 1998 e il mese di ottobre 1999).
La linea di costa 2005 è stata ricavata dalle ortofoto digitali a colori a scala 1:10.000 "TerraItalytm NR".
Utilizzando la metodologia adottata dall'APAT, dall'intersezione di due linee di costa sono stati ricavati tratti di costa con valori negativi o positivi rispetto alla linea di riferimento e, successivamente, definiti in arretramento o avanzamento i tratti contenenti, almeno, un punto con valore assoluto superiore a 30 metri , mentre gli altri tratti sono stati definiti stabili. La stessa tecnica, inoltre, è stata utilizzata assumendo un valore soglia pari a 10m al fine di cogliere anche variazioni minori.
I risultati ottenuti per il periodo 1992 - 2005 (range 30m) sono stati confrontati per omogeneità con quelli ricavati dall'APAT con la stessa procedura per il periodo 1950 - 2000.
Nell'ultimo periodo di osservazione (1992 - 2005) la percentuale dei tratti di costa sabbiosa in arretramento è del 4,6%, contro il 21,4% del periodo 1950 - 2000 ricavato dall'APAT.
Tale risultato indica che i fenomeni erosivi più intensi si sono verificati in anni antecedenti al 1992, con una legge presumibilmente decrescente a partire dalla data in cui gli effetti antropici si sono manifestati per la prima volta sul litorale.
La costa è stata suddivisa in tre differenti livelli di criticità all'erosione dei litorali sabbiosi, sulla base di tre indicatori:
Assegnati ai tre indicatori il peso (20 alla tendenza evolutiva storica, 50 alla evoluzione recente e 30 allo stato delle dune) è stato calcolato il grado di criticità dei tratti di costa sabbiosa quale espressione della somma dei tre contributi.
Le tre classi individuate per la classificazione della criticità all'erosione della costa sabbiosa sono:
I differenti livelli di criticità all'erosione e di sensibilità ambientale sono stati quindi incrociati, dando origine ad una classificazione con nove livelli che forniscono indicazioni di riferimento per la redazione dei Piani Comunali delle Coste (P.C.C.):
Ai fini della normativa le classi di criticità dovranno condizionare il rilascio delle concessioni demaniali, mentre le classi di sensibilità ambientale dovranno condizionare i tipi di concessioni demaniali e le modalità di contenimento dei relativi impatti.
In ogni comune costiero il rilascio delle concessioni demaniali, sia che si tratti di rinnovo che di nuove concessioni, dovrà interessare in via prioritaria le zone appartenenti ai livelli più bassi di criticità e di sensibilità ambientale.
Durante lo sviluppo della Convenzione sono state ricavate informazioni sulla:
Escludendo le Isole Tremiti, la costa pugliese si estende per circa 940 km ed è costituita per il 33% da spiagge sabbiose, per il 33% da coste rocciose basse, per il 21% da alte falesie, e per il 5% da tratti antropizzati.
Censimento delle opere di difesa
E' stato aggiornato il censimento delle opere di difesa esistenti sul territorio costiero già condotto nel 2003 nell'ambito del progetto esecutivo del POR 2000-2006.
Le informazioni già precedentemente raccolte sono state quindi aggiornate sulla base delle ortofoto del 2005 e delle due campagne di rilievo topografico di dettaglio condotte nel 2006 e 2007 nell'ambito della Convenzione POR.
Al fine di determinare il regime dei venti lungo la costa sono stati elaborati i dati anemometrici registrati nelle stazioni di misura ubicate lungo il perimetro costiero.
Ciascuna delle unità fisiografiche individuate è stata caratterizzata dal punto di vista meteomarino, analizzando il regime delle onde nei paraggi posti ai confini ed in mezzeria delle singole unità.
La redazione del P.R.C., seppure finalizzata nella fase attuale a disciplinare la fruibilità dell'area strettamente demaniale come prevede la legislazione regionale, si è trasformata in una opportunità per affrontare in maniera interdisciplinare i molteplici conflitti che si presentano nelle aree costiere e per superare quella frammentazione delle conoscenze e quegli approcci di tipo settoriale che rendono difficile la formulazione di politiche efficaci di gestione della fascia costiera sul piano economico, sociale, paesistico e ambientale.